Burning – L’amore brucia recensione film di Chang-dong Lee con Ah-In Yoo, Steven Yeun, Jong-seo Jun, Soo-Kyung Kim e Seong-kun Mun
Nel panorama letterario contemporaneo mondiale Haruki Murakami riveste sicuramente un ruolo non indifferente; la sua scrittura magnetica e onirica ha rapito numerosi lettori riuscendo a rivolgersi ad un pubblico molto vasto e differenziato: nel corso degli anni dai suoi romanzi e racconti sono stati tratti un paio di film – come Tony Takitani (Jun Ichikawa, 2004) e Norwegian Wood (Tran Anh Hung, 2010) – che purtroppo hanno avuto una distribuzione limitata e sono passati pressoché inosservati alla critica cinematografica.
Fortunatamente Burning – L’amore brucia è riuscito a rompere questa serie di “insuccessi” partecipando alla 71esima edizione del Festival di Cannes del 2018 e rappresentando la Corea del Sud ai premi Oscar 2019 nella categoria dedicata al miglior film straniero, non entrando tuttavia in nomination.
Burning – L’amore brucia racconta di Jong-su (Ah-in Yoo), un giovane neolaureato aspirante scrittore che, incontrata casualmente un’amica dell’infanzia, Hae-mi (Jong-seo Jun), decide di frequentare la ragazza fino a quando lei parte per un viaggio in Africa. Al suo rientro in Corea però Jong-su scopre che Hae-mi è accompagnata da un nuovo fidanzato, Ben (Steven Yeun, conosciuto per aver interpretato il ruolo di Glenn Rhee nella serie televisiva The Walking Dead), un ragazzo tanto affascinante e ricco quanto oscuro e imperscrutabile che pian piano mette in crisi la loro fragile e delicata amicizia.
Tratto dal racconto Granai incendiati di Murakami, raccolto all’interno del volume L’elefante scomparso e altri racconti edito da Einaudi nel 2009, Burning – L’amore brucia è un film dalla carica ipnotica, dall’aurea misteriosa, dotato di quella componente riflessiva che distingue, denota e ritrae dei personaggi maturi, colti nel pieno delle loro giovinezze ed estrapolati da un contesto sociale che li relega ai margini di una società scarsamente inclusiva. Un carico esistenziale che si misura attraverso sentimenti, emozioni, passioni e desideri ma che nasconde anche traumi incurati ed incurabili, una discreta dose di incomunicabilità e tanta solitudine.
Nonostante la durata – 2 ore e 28 minuti – si faccia a tratti sentire, Chang-dong Lee, giunto al suo sesto film da regista, riesce a catturare l’attenzione e la curiosità dello spettatore adattandosi alla scrittura scorrevole e surreale di Murakami, introducendo nella storia elementi tipici del genere thriller-noir e anticipando di un anno quelle tematiche che poi saranno riprese anche da altri film sudcoreani come Parasite (Bong Joon-ho, 2019) e Beasts Clawing at Straws (Kim Young-Hoon, 2020).
Burning – L’amore brucia è una pellicola articolata, stimolante sia sul piano emotivo che simbolico, basata su forti contrapposizioni e su un senso complessivo sfuggente che, arricchito dalla cura dell’aspetto interiore e dall’attenzione ai minimi dettagli, dai silenzi e dalle parole non dette, lascia certamente spazio a molte riflessioni ed interpretazioni.