Bones and All

Bones and All recensione film di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet e Taylor Russell [Venezia 79]

Bones and All recensione film di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet, Taylor Russell, Mark Rylance, André Holland, Chloë Sevigny e Jessica Harper

L’atteso ricongiungimento delle parabole artistiche di Luca Guadagnino e Timothée Chalamet è finalmente approdato in concorso a Venezia 79 con Bones and All, dove rischia di sbaragliare la concorrenza a colpi di raffinato romanticismo.

Se dovessimo definire in poche parole Bones and All, potremmo farlo dicendo semplicisticamente “un road movie che parla di due ragazzi cannibali” e, difatti, non ci allontaneremmo troppo dalla versione più elementare e immediata della verità. Maren (Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet) sono due giovani confusi e feriti che, dopo un folgorante incontro, inizieranno un percorso fisico ed emotivo all’interno degli Stati Uniti degli anni ottanta. Ancora una volta Guadagnino dimostra di avere la sua caratteristica più preziosa nella tangibilità dei corpi in scena, grazie alla quale i due giovani attori trovano una chimica semplicemente magnetica, che vale da sola il prezzo del biglietto. Se a Chalamet è bastato “semplicemente” ritrovare quell’erotica fisicità di Chiamami col tuo nome, Taylor Russell si rivela al grande pubblico come una piacevole sorpresa, attraverso la perpetua espressione di una dolce sensualità.

Taylor Russell e Timothée Chalamet
Taylor Russell e Timothée Chalamet (Credits Yannis Drakoulidis/Metro Goldwyn Mayer Pictures)
Taylor Russell e Timothée Chalamet
Taylor Russell e Timothée Chalamet (Credits Yannis Drakoulidis/Metro Goldwyn Mayer Pictures)

Nonostante la natura profondamente violenta e disturbante della coppia antropofaga, Guadagnino ne estrinseca continuamente il lato più innocente e vitale, riuscendo nell’utopico scopo di farci empatizzare con una coppia di omicidi. L’intera vicenda sembra ripetere ossessivamente allo spettatore quanto la manifestazione distorta dell’amore o l’assenza totale di esso, possano causare danni irreparabili nella delicata sfera emotiva di un essere umano, rischiando di portarlo a gesti estremi: mangiare la carne di un altro essere umano appare banalmente come una conturbante alternativa alla comunicazione ordinaria dei propri sentimenti.

È cosi che il tragico passato di Lee e Maren diviene l’ingombrante villain di Bones and All, a cui si può contrapporre soltanto un futuro genuinamente romantico. Quest’ultimo periodo vi farà immediatamente pensare ad un lungometraggio eccessivamente sdolcinato, tuttavia è qui che interviene la raffinatezza profilmica di Guadagnino, che porta su schermo un’irresistibile romanticismo sottinteso, alternato ad una travolgente passione carnale.

Sebbene la sofisticata messa in scena scongiuri il pericolo di “commediola romantica del venerdì sera”, è necessario comprendere fino in fondo gli intenti e i destinatari di Bones and All: il nuovo lungometraggio di Guadagnino non pretende di essere un film eccessivamente complesso a livello intellettuale, ma, al contrario, si occupa di trasmettere a più spettatori possibili la profondità di un rapporto tanto immorale, quanto intrinsecamente innocente. Proprio per la natura dei suoi intenti, Bones and All può dire abbondantemente raggiunto il suo obiettivo, che non consisteva nel rivoluzionare il genere horror-romantico, ma banalmente nel raccontare efficacemente i tormenti di due adolescenti innamorati, alla prese con le tenebre del proprio passato.

Taylor Russell e Timothée Chalamet
Taylor Russell e Timothée Chalamet (Credits Yannis Drakoulidis/Metro Goldwyn Mayer Pictures)

Sintesi

È difficile pensare ad un film non riuscito in cui abbiano collaborato Luca Guadagnino e Timothée Chalamet, per un semplice motivo: ogni squisita peculiarità del regista siciliano viene straordinariamente digerita dall’attore newyorkese, che in Bones and All, insieme alla sorprendente collega Taylor Russell, ritrova quella magnetica fisicità dell’amatissimo Chiamami col tuo nome. Gran parte della potenza comunicativa di Bones and All risiede in quell’inattesa convivenza tra macabro e dolce, che ne eleva sensibilmente il messaggio, nobilitandone la sostanza.

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