Ada

Ada recensione film di Kira Kovalenko con Milana Aguzarova [Anteprima]

Ada recensione film di Kira Kovalenko con Milana Aguzarova, Alik Karaev, Soslan Khugaev, Lyubov Mulmenko, Anton Yarush e Khetag Bibilov

Ada (Unclenching the Fists), che letteralmente significa “aprire i pugni”, è il secondo film della regista russa Kira Kovalenko. Vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes 74 nella sezione Un Certain Regard, è in uscita nelle sale italiane dal 14 luglio di quest’anno distribuita da Movies Inspired.

Un titolo scelto non a caso. I pugni da aprire, infatti, sono tanti. La protagonista Ada (Milana Aguzarova), una giovane donna, vive in una triste e desolata città mineraria dell’Ossezia del Nord (regione della Russia) con il fratello minore Dakko (Khetag Bibilov), attaccato a lei come se ella fosse la sua unica ancora di salvezza, e il padre Zaur (Alik Karaev), un uomo burbero e iperprotettivo, che con la sua strettissima presa impedisce ai suoi figli di diventare adulti, soprattutto ad Ada, la sua unica figlia femmina.

Questo controllo ossessivo da parte del padre, che non permette ad Ada di uscire se non per lavorare, di tagliarsi i capelli o di truccarsi, di usare profumi, e perfino di poter avere il suo passaporto, che le serve per operarsi e guarire dalla sua malattia, unito all’attaccamento morboso del fratello che non vuole che lei se ne vada, impediscono ad Ada di crescere come vorrebbe, di vivere la vita, di sperimentare l’amore, la passione, le belle cose. Ma una luce sembra apparire quando il fratello maggiore Akim (Soslan Khugaev), che è riuscito a fuggire dalla morsa del padre, torna a casa. Ada ha di nuovo una speranza. È ora di provare ad allentare i pugni per Ada, di lasciare la presa per il padre e per il fratello minore Dakko. È ora di iniziare a vivere, ma non sarà affatto facile, e Ada non sa se ci riuscirà. 

Milana Aguzarova
Milana Aguzarova (Credits: Movies Inspired)
Alik Karaev
Alik Karaev (Credits: Movies Inspired)

La drammatica storia di Ada viene portata in scena in maniera lodevole. Le emozioni forti, che sembrano bloccate in una bolla, sono sottolineate dalla colorazione utilizzata, sempre appropriata. Una colorazione che diventa calda e rossa nel momento in cui la bolla scoppia. Nonostante le riprese risultano essere simil-amatoriali e spesso mosse, con mancanza di stacchi o controcampi, sono sempre cariche di emozioni. I primi piani struggenti del volto di Ada, le inquadrature in scorcio che aumentano la tensione, campi lunghi che permettono allo spettatore di osservare la scena e riflettere, l’alternanza della drammaturgia a scene sulla vita quotidiana, la vita nella cittadina, la desolazione del luogo in cui vivono e le sequenze discontinue e confuse che spiegano cosa sono i sentimenti. Tutti i punti di vista riescono a trasmettere a pieno le emozioni dei personaggi della storia. 

Una storia che trasmette e insegna molto. Unclenching the Fists è un racconto un po’ fuori dagli schemi. Con una trama del genere ci si aspetterebbe di trovare il classico cliché con il padre violento e la ragazza che si affida al fidanzato per poter piangere e poi con lui fuggire. Ma non è affatto così.

Ada, dopo aver capito di essere sola, punta tutto su se stessa e con le sue forze prova a scavarsi una via verso la luce, a costo di ferire gli altri. Per lei ci sono alti e bassi, picchi di rabbia incontrollata, cattiveria, o tristezza, e ciò dimostra esattamente come può essere confusa una ragazza che subisce violenza psicologica e quali sono appunto le conseguenze di ricevere un’educazione del genere.

Lo stesso vale per il padre Zaur: lui non appare come il classico padre cattivo che si fa odiare dallo spettatore. Appare come un essere umano, che come tale ha i suoi problemi e le sue paure. Forte è la paura di poter essere abbandonato e lasciato solo, ed attua quindi un totale controllo sui figli, unica cosa rimastogli. Appare umano, così come tutti. Nessuno fa le scelte giuste, e nessuno fa quelle sbagliate. Non ci sono né vincitori né vinti

Milana Aguzarova e Soslan Khugaev
Milana Aguzarova e Soslan Khugaev (Credits: Movies Inspired)
Ada recensione film di Kira Kovalenko con Milana Aguzarova
Ada film di Kira Kovalenko con Milana Aguzarova, Alik Karaev e Soslan Khugaev (Credits: Movies Inspired)

È bello poi come ogni particolare si scopre mano a mano, non c’è un impostazione standard che spiattella tutto in maniera diretta. Anzi, spesso i particolari più importanti ci arrivano senza essere esplicitati, si intuiscono da una determinata azione o battuta: è proprio così che accade nella vita reale ed è proprio grazie a questo che il film appare più vero e sincero

Questa, però, è anche un’arma a doppio taglio, poiché alcuni particolari possono sfuggire o essere compresi in maniera errata. È questo il caso di un importante dettaglio della trama: Ada ha subito un grande trauma in passato, che fa riferimento ad un fatto storico realmente accaduto in Russia, un trauma che ha sconvolto non solo la vita della ragazza, ma anche quella del padre, che è uno dei motivi per i quali tiene sotto controllo la figlia.

Questo è un dettaglio importante che, però, rischia di sfuggire o di essere scarsamente compreso, proprio perché non esplicitato direttamente, oltre che non essere approfondito abbastanza, e può rappresentare quindi un limite. Lo spettatore è comunque catturato totalmente dalla storia, dalle emozioni forti, dal grido alla libertà, dalla ribellione femminile, dalle paure e dalle violenze psicologiche. E tutto questo porta ad un finale da brividi, che stupisce e al contempo insegna molto.

Nonostante alcune sbavature come quelle sopraccitate, Unclenching the Fists si presenta crudo, sincero, tosto. Non il classico film costruito sui cliché, bensì un’opera che emoziona e che riesce a trasportare totalmente lo spettatore. Anche grazie alla scrittura minuziosa ed una regia sperimentale ma appropriata, Kira Kovalenko riesce a trasmettere appieno tutte le emozioni dei vari personaggi, dei luoghi, della storia.

Sintesi

Vincitore del premio Un Certain Regard al 74esimo Festival di Cannes, Ada porta sullo schermo una storia emozionante e fuori dagli schemi che trasmette, trasporta e insegna molto, un'opera vera e sincera che lancia un grido di libertà e ribellione femminile contro le paure e le violenze psicologiche, impreziosita dalla regia sperimentale ma appropriata e dalla scrittura minuziosa di Kira Kovalenko.

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