Cannes 72: A Hidden Life recensione e podcast

A Hidden Life
August Diehl e Valerie Pachner in A Hidden Life di Terrence Malick

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È di Terrence Malick il primo capitombolo di un grande del concorso, sul tappeto rosso del Festival di Cannes. Uscito indenne Jarmush, a testa alta Loach e altissima Almodovar, l’autore americano accusa il colpo.

Lui, sfatando tradizione e leggendaria ritrosia, si è presentato in Costa Azzurra e ha stretto mani, alla proiezione ufficiale del suo A Hidden Life.

A HIDDEN LIFE: RECENSIONE PODCAST

È la storia (vera) di obiezione, diserzione, ribellione e religione dell’austriaco Franz, buon marito e ottimo papà, che negli anni della Seconda Guerra volta le spalle a Hitler, che pure in Austria giocherebbe in casa.

I modi estetici sono gli stessi di A Tree of Life e del Malick successivo. Ma qui non ci sarebbe nulla da sperimentare. Non è una storia di famiglia, ma una famiglia nella Storia e nella cronaca bellica.

A Hidden Life
August Diehl in A Hidden Life di Terrence Malick

Risulta dunque, tutto (di) troppo: lungo quasi tre ore, enfatico, estetizzante, lontano da qualsiasi eventualità di commozione/partecipazione. Stordisce e non colpisce. Le premesse erano altre. Peccato.

Federico