The Dark and The Wicked

The Dark and The Wicked recensione film di Bryan Bertino [TFF 38]

The Dark and The Wicked recensione film di Bryan Bertino con Marin Ireland, Michael Abbott Jr., Julie Oliver-Touchstone, Lynn Andrews e Tom Nowicki

Una fattoria immersa nella natura, lontano dalla civiltà e attorniata da paesaggi rurali può essere un rifugio idilliaco. Le mandrie nervose sono però, da sempre, foriere di cattivi presagi. Gli animali percepiscono ciò che il nostro istinto ignora finché il male non appare con estrema violenza. The Dark and The Wicked ha inaugurato la sezione Le stanze di Rol del Torino Film Festival 2020.

La storia accompagna per sette giorni i fratelli Louise (Marin Ireland) e Michael (Michael Abbott Jr.) che tornano nella fattoria di famiglia in attesa dell’inevitabile morte del padre. Quello che sembra essere un lento processo di lutto, in attesa della dipartita del genitore, acquisisce gradualmente toni terrificanti a causa degli strani comportamenti della madre. Entrambi notano una presenza demoniaca nell’ambiente ma, nonostante gli ammonimenti della madre che chiede loro di andar via, il rimorso di lasciare i genitori è più forte. Con il passare dei giorni la tensione dettata dalla presenza satanica si fa strada sempre più nella vita dei protagonisti. A questo punto devono affrontare non solo un incubo onnipresente ma anche i propri, di demoni.

Marin Ireland
Marin Ireland
Marin Ireland e Michael Abbott Jr.
Marin Ireland e Michael Abbott Jr.

Il paesaggio piatto del Texas, lontano da tutti i rumori fragorosi, è il luogo ideale scelto da Bryan Bertino per addentrarsi nelle lande del dolore della perdita, della memoria, della solitudine e del senso di colpa.

Con una bellissima fotografia fatta di colori sbiaditi e ombre marcate, il regista costruisce un clima opprimente e fatale scena dopo scena. Clima favorevole per lasciarsi trasportare dalla paranoia e rendersi conto che nessuno è quello che sembra essere.

L’ambiente familiare diventa terrificante e minaccioso, anche a causa del pesante fardello dell’amore e della cura dei propri cari durante una malattia. Il terrore soprannaturale, in questa occasione, amplifica la sofferenza implicita nell’accettare il compito della devozione amorevole che spesso assurge a dovere.

La verità agghiacciante è che siamo soli e moriamo soli, non importa di quanta compagnia possiamo circondarci. Una paura primaria e universale è quella di morire in solitudine.

The Dark and The Wicked recensione film di Bryan Bertino
The Dark and The Wicked di Bryan Bertino con Marin Ireland e Michael Abbott Jr.
Marin Ireland
Marin Ireland

The Dark and The Wicked mostra anche l’agonia nel voler trattenere i nostri cari all’estremo quando invece la cosa più altruista sarebbe quella di lasciarli andare in pace. Il dolore e il trauma della perdita trasportano i “sopravvissuti” in un terreno più vulnerabile.

Il regista conosce bene il tema della distruzione dei legami familiari, avendolo già esplorato con l’invasione domestica di The Strangers (2008) o The Monster (2016). Il fatto che funzioni così bene è la prova della sua abilità tecnica ma anche della sua capacità di gestire i sentimenti e le responsabilità.

Come sempre, nell’horror l’importante non è ciò che viene raccontato ma come viene narrato. La messa in scena di Bertino spicca grazie alla sua capacità di rappresentare il “malvagio” che manipola tutti quelli intorno al capofamiglia con l’obiettivo finale di garantirgli la solitudine al momento del trapasso e prendere finalmente la sua anima.

The Dark and The Wicked è un film horror sulla colpa, che affligge tutti i protagonisti, per le cose non fatte, abbandonate o lasciate. Un viaggio nell’oscurità in cui le ombre sataniche ci mettono alle strette, chiedendoci se abbiamo bisogno di più corda da mettere intorno al collo. Non è facile separarsi dai propri demoni. E se sono familiari, ancor meno.

Sintesi

Bryan Bertino tesse una ragnatela con varie trame di horror: la morte ed il lutto sono soltanto l'espediente di The Dark and The Wicked per raccontare il sentimento di colpa insito in ognuno di noi.

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