Romulus II - La guerra per Roma

Romulus II La guerra per Roma recensione serie TV di Matteo Rovere [RomaFF17]

Alla Festa del Cinema di Roma 2022 sono stati presentati i primi due episodi di Romulus II - La guerra per Roma: la nostra recensione.

Romulus II – La guerra per Roma recensione serie TV di Matteo Rovere con Andrea Arcangeli, Francesco Di Napoli, Marianna Fontana, Vanessa Scalera, Emanuele Maria Di Stefano e Valentina Bellè

Arrivato alla seconda stagione, Romulus, il peplum contemporaneo creato da Matteo Rovere, ci porta nuovamente alle origini di Roma, in un tempo sospeso tra storia e leggenda, ammantato da una lingua vernacolare e primigenia che sembra condividere l’anima con la singolarità formale del progetto prodotto e distribuito da Sky. Magistralmente recitata in protolatino (come lo era stato anche il predecessore cinematografico della serie, Il primo re), Romulus II – La guerra per Roma, di cui sono state presentate le prime due puntate in anteprima alla 17° edizione della Festa del Cinema di Roma, riprende da dove ci eravamo lasciati, con lo sguardo di Yemos e Wiros rivolto al loro futuro insieme come fratelli e re di Roma, e con l’usurpatore Amulius (Sergio Romano) in fuga verso la terra dei Sabini. Le buone intenzioni con cui si chiudeva la prima stagione, epiche, romantiche, piene di speranza per un domani incerto, vengono irrimediabilmente smantellate già dai primi minuti. Era chiaro che la pace fosse solo apparente, un sipario su di una storia ancora tutta da raccontare.

Andrea Arcangeli e Francesco Di Napoli
Andrea Arcangeli e Francesco Di Napoli (Credits: Sky)
Giancarlo Commare
Giancarlo Commare (Credits: Sky)

Siamo giunti al 753 a.C., data storica, “fondante”. La Lega dei Trenta si è sciolta a causa delle scelte del legittimo re di Alba, Yemos, che ha preferito abdicare per regnare assieme al fratello Wiros sul detronizzato territorio di Velia. Qui hanno fondato “Ruma”, dedicata alla dea Rumia, ma anche alla loro madre salvatrice, la Lupa (Silvia Calderoni), del cui sangue sono pregne quelle terre, ora sacre. Però, una nuova città, fiorente e diversa da quanto visto in passato, incute un certo grado di timore nella mente dei popoli vicini, sospettosi dell’affermarsi di un nuovo polo sociale che potrebbe nuocere ai loro interessi personali. È il caso dei re della Lega, che non rispettano il nuovo regno, ma anche di individui ben più distanti dalle incrinature interne dei popoli latini, come il re dei Sabini per “discendenza divina” Tito Tazio. E quella sudditanza travestita da alleanza che viene proposta ai due re, lupi travestiti d’agnelli a loro volta, porta al Ratto delle Sabine, motore e carburante di questa seconda stagione, nelle premesse ancora più spettacolare che mai. Qui mito e fatto storico tornano a legarsi, a fondersi e a confondersi in un miscuglio da titanomachia, pur rimanendo, la serie, estremamente ancorata al terreno del verosimile, tra lande fangose e altari sacrificali destinati a dei che esistono solo negli elementi.

Romulus II - La guerra per Roma recensione serie TV di Matteo Rovere
Romulus II – La guerra per Roma serie TV di Matteo Rovere (Credits: Sky)
Valentina Bellè
Valentina Bellè

 

I personaggi, anche in questa seconda stagione di Romulus, non sono eroi leggendari, ma comuni mortali abili nell’arte della sopravvivenza. Tradimenti, fratricidi, sotterfugi, inganni sono l’arma più letale di questo luogo ai confini della Storia, dove un uomo poteva essere un dio, se era abbastanza scaltro da convincere chi lo circondava. E questi uomini e donne terreni vengono portati in scena magistralmente da un cast attoriale ancora più ricco di performance disarmanti, in lingua originale sempre declamate nell’immersivo protolatino. Ovviamente, ritroviamo Andrea Arcangeli e Francesco Di Napoli nei ruoli di Yemos e Wiros, come anche la furiosa Ilia di Marianna Fontana e la spezzata regina Silvia, interpretata da una pietrificante Vanessa Scalera, novella Medusa dallo sguardo grave, di madre abbandonata. Ma c’è anche molto spazio per nuovi volti, come la sacerdotessa sabina Ersilia di Valentina Bellè, miccia e fiammifero di rinnovati vaneggiamenti ultraterreni, oltre al folle re Tito di Emanuele Maria Di Stefano, bambino nel corpo di uomo (o dio), stereotipo del nemico pronto a tutto, certo, ma che ben si instaura in questa leggenda delle origini, dove ogni cosa è stereotipo, eppure nulla sembra esserlo.

Andrea Arcangeli e Marianna Fontana
Andrea Arcangeli e Marianna Fontana (Credits: Sky)
Marianna Fontana
Marianna Fontana (Credits: Sky)

Cosa che, invece, non può essere giustificata da una natura primordiale è proprio il lato tecnico: Matteo Rovere ha senza ombra di dubbio un certo gusto nel proporre contesti, frammenti, visioni di un mondo arcaico in una maniera che guarda sia all’internazionale che al nazionale, grazie anche a un lavoro artigianale che fa tornare la mente al prestigio scenografico italiano d’altro secolo. Tuttavia, questo gusto viene spesso soppiantato dal retaggio culturale che un certo cinema epico-storico di matrice hollywoodiana porta con sé. Ed è così che molte soluzioni narrative e registiche vanno a diventare mere ombre di produzioni passate, fantasmi che spiazzano e spezzano la poesia visiva che lega gran parte della serie, così unica da sembrare anomala.

Francesco Di Napoli
Francesco Di Napoli (Credits: Sky)

Romulus II – La guerra per Roma affascina per gli sguardi laceranti, per gli occhi che scintillano nel buio, costantemente lucidi, invasi da lacrime funeree, per questa delicatezza contrapposta alla brutalità della calca scenica, una spanna sopra a gran parte delle produzioni internazionali. Il suo modo di esprimersi attraverso l’audiovisivo non è solo un unicum all’interno del panorama italiano, ma anche a livello internazionale. L’animalità, la ferinità con cui un prodotto del genere si insinua nel panorama mediale contemporaneo dà vita a determinati appetiti che è difficile controllare. Per il momento siamo sazi, ma torneremo presto a essere affamati. Come lupi.

Sintesi

Arrivato alla seconda stagione, Romulus, il peplum contemporaneo creato da Matteo Rovere, riprende da dove si era conclusa la prima stagione per riportarci alla fondazione di Roma e a ritrovare personaggi che non sono eroi leggendari, ma comuni mortali abili nell’arte della sopravvivenza e portati in scena magistralmente da un cast attoriale ancora più ricco di performance disarmanti, in lingua originale sempre declamate nell’immersivo protolatino. A ciò si aggiunge un lavoro artigianale che fa tornare la mente al prestigio scenografico italiano d'altro secolo, sebbene adombrato da soluzioni narrative e registiche che troppo dipendono da un certo cinema hollywoodiano ormai in decadenza.

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