La terra dei figli

La terra dei figli recensione film di Claudio Cupellini [Anteprima]

La terra dei figli recensione film di Claudio Cupellini con Leon de La Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Valerio MastandreaValeria Golino

Siamo in una spiaggia vuota e desolata: un ragazzo si scaglia contro un cane pronto a sbranarlo. Ad averla vinta è il ragazzo che con una lucidità disarmante accoltella il cane senza lasciargli scampo. La terra dei figli non perde tempo e mette fin da subito in chiaro temi e atmosfere evocate nell’opera di Claudio Cupellini, già dalla primissima sequenza dunque lo spettatore viene catapultato nella narrazione con grande efficacia.

Tratto dall’omonima graphic novel di Gipi, La terra dei figli racconta di un mondo distopico in cui le acque si sono enormemente alzate, all’indomani di guerre globali e con i pochi superstiti costretti a vivere all’interno di fatiscenti palafitte.

Valerio Mastandrea
Valerio Mastandrea (Credits: 01 Distribution)
Leon de La Vallée e Maria Roveran
Leon de La Vallée e Maria Roveran (Credits: 01 Distribution)

Quello distopico non è certamente un genere facile, in primis per la grande quantità di pellicole che raccontano mondi al collasso, inoltre l’attuale situazione pandemica non aiuta a guardare certe opere a cuor leggero. Come fare per evitare di raccontare storie già viste? Claudio Cupellini ha la soluzione a portata di mano: da un lato crea una geografia dei luoghi molto precisa, dall’altro sceglie un montaggio che privilegia momenti dilatati e silenzi che raccontano la disumanità che ormai si è impadronita di quel mondo.

Il regista riesce a sorprendere non solo grazie ai temi trattati, ma anche attraverso alcune scelte narrative ed estetiche che tengono viva l’attenzione dal primo all’ultimo fotogramma. L’apocalisse vissuta dai personaggi vive in ogni sguardo e azione compiuti, non c’è elemento che non rimandi al loro dolore e nonostante una grande ambiguità di fondo ogni personaggio risulta credibile proprio grazie alla grande attenzione con cui il mondo in cui si muovono è stato creato.

Cupellini compie un’operazione coraggiosa allontanandosi dai molti cliché che potrebbero rendergli la messa in scena più semplice (ma allo stesso tempo banale), concentrando tutta la pellicola sul viaggio del protagonista (interpretato da Leon De La Vallée) alla ricerca della propria identità. Cresciuto in un mondo in cui l’unica lingua conosciuta è quella della violenza, egli inizialmente rispecchia in pieno l’ambiente che lo circonda ma con il passare dei minuti scopre un’inaspettata curiosità che lo condurrà ad alcuni incontri contemporaneamente duri e intensi.

Valeria Golino
Valeria Golino (Credits: 01 Distribution)
La terra dei figli recensione film di Claudio Cupellini
Maurizio Donadoni e Paolo Pierobon (Credits: 01 Distribution)

Malgrado le atmosfere del film possano far pensare ad una narrazione fredda, La terra dei figli tocca le giuste corde emotive senza risultare ricattatorio; a dare personalità al film sono inoltre i richiami ai nostri tempi e alle tensioni generazionali che soprattutto nella generazione Z sono sempre più insistenti. Dai dialoghi è facile comprendere che il pianeta si trova in quello stato a causa di molti errori di un’intera generazione che, inoltre, per i molti sensi di colpa ha preso una decisione disumana. L’aumento spropositato del livello dell’acqua rievoca in modo esplicito tutti gli avvertimenti che gli esperti dei cambiamenti climatici stanno lanciando da anni all’intera popolazione mondiale. Non a caso, nella prima parte della pellicola il nostro protagonista indossa una felpa gialla che richiama l’iconica giacca di Greta Thunberg. Ecco che il film riflette profondamente sulla rabbia di una generazione di giovani costretti a vivere in un ambiente devastato dai loro stessi genitori.

La terra dei figli è una piacevolissima sorpresa che potrebbe dar vita ad un franchise distopico tutto italiano. La speranza è che venga supportato a dovere dal pubblico.

Sintesi

Tratto dall’omonima graphic novel di Gipi, La terra dei figli propone una piacevole variazione sul genere distopico attraverso attente scelte narrative ed estetiche, dalla costruzione dell'ambientazione alle tensioni generazionali, riflettendo sulla rabbia di una generazione di giovani costretti a vivere in un ambiente devastato dai loro stessi genitori.

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