Klaus recensione del film d’animazione Netflix di Sergio Pablos con le voci di Marco Mengoni, Ambra Angiolini, Francesco Pannofino, Carla Signoris e Neri Marcorè
Un uomo, non troppo propenso alla fatica, viene mandato a lavorare in un posto sperduto e gelido da chi vuole metterlo in difficoltà e spingerlo così a cambiare se stesso e le proprie posizioni. Raccontato così sembrerebbe quasi un riferimento ad un celebre film di Checco Zalone, invece questo è quello che accade nei primi minuti di Klaus, film d’animazione disponibile su Netflix dal 15 novembre.
Klaus, Marco Mengoni è la voce di Jasper
La celebre piattaforma streaming ha infatti scelto per la prima volta di produrre un film animato affidandosi a Sergio Pablos, co-ideatore di Cattivissimo Me. L’opera abbraccia un tema che per molti potrebbe risultare scontato e “furbo”, ovvero quello natalizio, ma che invece Klaus racconta in maniera tutt’altro che banale. Al centro di tutto ci sono le origini di Babbo Natale, che nella versione italiana può contare sulla voce esperta e matura di Francesco Pannofino, ma il vero protagonista è senza dubbio Jasper, per il cui doppiaggio è stato scelto Marco Mengoni che torna così in sala di doppiaggio a distanza di pochi mesi da Il Re Leone.
Attraverso questa nuova prova, il cantante di Ronciglione risponde a chi lo aveva criticato per quanto fatto in occasione del live action Disney: infatti, se in estate risultava troppo acerbo e fuori luogo per doppiare Simba, con Jasper sembra essere nettamente più a suo agio grazie ad un contesto più vivace e dunque alla possibilità di giocare con i cambi di tonalità vocali a cui Mengoni ci ha abituato negli anni, musicalmente parlando. Nel cast doppiatori di Klaus troviamo anche Carla Signoris, indimenticabile Dory ne Alla Ricerca di Nemo che questa volta presta la propria voce alla perfida signora Krum, Ambra Angiolini che invece è Alva e Neri Marcorè nel ruolo di Mogens.
Una buona azione ne ispira sempre un’altra
Klaus, opera disegnata a mano come non si vedeva dai tempi de La principessa e il ranocchio, racconta anche il rapporto tra padre e figlio, le aspettative del primo rispetto al secondo, ma anche la voglia, più o meno celata, di ogni personaggio di riprendere in mano il proprio sogno, ormai accantonato. Ci mostra come sia vero che molto spesso rimanere fermi possa essere più pericoloso che fare un passo verso l’ignoto e che, come raccontava Coelho ne L’Alchimista, ciascuno di noi possa contare sulla propria leggenda personale e che dunque anche quando siamo rassegnati e pensiamo che tutto sia ormai perso, l’universo sta semplicemente prendendo le misure per allineare tutto e metterci nelle condizioni di realizzare il nostro destino già scritto.
Ci ricorda di come i piccoli gesti, soprattutto se continui e numerosi, possano migliorare le cose e di come l’innocenza dei bambini possa contrastare l’odio ingiustificato degli adulti. La magia di Klaus, come conferma lo stesso regista, richiama diversi cult del Natale, su tutti La vita è meravigliosa e Miracolo nella 34ª strada e proprio come questi film indimenticabili si prepara ad entrare nel cuore di grandi e bambini e diventare un classico delle festività.
Di Cattivissimo Me non ritroviamo soltanto l’inconfondibile stile, fatto di piedini e nasi improbabili ma anche il percorso di redenzione del protagonista, molto simile a quello intrapreso da Gru nella trilogia animata. Un ragazzo egoista e materialista, un antieroe interessato esclusivamente al proprio tornaconto, si ritrova cambiato dopo aver intrapreso un’esperienza partita come una punizione e divenuta pian piano come la più grande occasione della sua vita. Un effetto domino farà sì che anche divergenze secolari vengano messe da parte in nome dell’amore e del rispetto reciproco, spianando così la strada al più lieto dei finali. Probabilmente questo accade soltanto nei cartoni animati ma in fondo sin dall’alba dei tempi esiste la speranza di veder confermata la teoria, citata nel film, secondo cui “una buona azione ne ispira sempre un’altra”. E non risiede forse qui, in questo spirito, la magia dell’animazione e, ancor più in generale, del Natale?
Netflix inaugura quindi al meglio il suo filone di film d’animazione, riuscendo ad unire risate a sentimenti e, ovviamente, una morale che da sempre caratterizza le migliori fiabe. Klaus strizza l’occhiolino soprattutto agli ormai ex bambini sparsi per il mondo, coloro cioè che in fondo un po’ bambini lo saranno sempre e che richiameranno alla memoria, attraverso il cartone animato, i più bei ricordi legati al Natale e alle leggende o i miti che lo caratterizzano. Guardando il film si sorride nel capire le origini di tutti quei particolari che abbiamo forse dato sempre per scontato o sul quale non ci siamo fatti poi molte domande, dalle renne alla slitta volante, passando per gli aiutanti di Babbo Natale e la nascita proprio del mito di Santa Klaus e del suo vestito rosso. Un modo per imparare cose nuove e per racimolare una buona dose di quell’ottimismo che ogni tanto smarriamo per strada, in vista delle festività ormai alle porte.