Il sindaco del Rione Sanità

Il sindaco del Rione Sanità recensione [Venezia 76]

Il sindaco del Rione Sanità recensione del film di Mario Martone con Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco e Daniela Ioia

Quanto è attuale, oggi, Mario Martone?
Sembra voler rispondere a questa domanda Il Sindaco del Rione Sanità, presentato a Venezia 76 e nuova opera del regista partenopeo che alterna periodi di silenzio a zone luminose di messa in scena cinematografica. Dopo il magnetico, incandescente Capri Revolution Martone riparte da sé stesso e da Eduardo, da un’urgenza (ha dichiarato lui stesso) inedita, ovvero quella di trasportare su grande schermo una sua opera teatrale.

E questo Sindaco è un cortocircuito continuo, ininterrotto, sorprendente: perché è al contempo una somma del suo cinema immenso e profondissimo, enciclopedico e immediato, appassionato e appassionante, ma anche una pagina nuova e fresca mentre accorcia le distanze tra palcoscenico e grande schermo. Aveva già messo in scena, con gli attori del Nest, il celebre testo di Eduardo: ma pare che non fosse bastato a Martone per mostrare quanto necessario fosse oggi riguardare ad uno degli autori italiani più importanti del Novecento, Eduardo De Filippo, mostrandone la straordinaria vitalità e la capacità di essere riletto e aggiornato senza sembrare invecchiato neanche di un giorno.

Francesco Di Leva
Francesco Di Leva ne Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone

Il lavoro fatto da lui e dalla fedele sceneggiatrice Ippolita Di Majo è sottile e importante: rapprendere alcune scene e personaggi, asciugare certi passaggi, increspare il finale chiudendo un attimo prima della chiusura, e intanto portare al cinema una storia che parla nel profondo di padri e figli ma soprattutto dell’ambiguità insita nell’essere umano. Perché è su questo che si accentra da sempre lo studio del cinema di Martone, ed è questo che rappresenta il gigantesco personaggio tratteggiato con vigore e forza non usuali da Francesco Di Leva: sondare le ambiguità dell’animo umano, verificare il paradigma umano. E soprattutto, la sua incredibile capacità di rileggere i testi altrui, farli suoi e adattarli alla sua (nostra) contemporaneità.

Il sindaco del Rione Sanità
Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone

Era da tempo che il regista de Il Giovane Favoloso voleva fronteggiarsi con il teatro di Eduardo al cinema, e pare che dal Sindaco che ha portato a teatro la cosa sia nata in maniera naturale. Così come naturali, anche dal punto di vista narrativo, sono i cambiamenti che ha operato sul testo originario. Cambiamenti, se si vuole, necessari per un autore così abissale come De Filippo, in considerazione non solo dei testi in sé per sé ma anche dei macrotesti che il genio napoletano si porta dietro: mettere in scena Don Antonio Barracano vuol dire attualizzarlo ad oggi, e non poteva esserci modo migliore, nella Napoli all’alba dei nuovi Anni Venti, che renderlo un atipico boss camorrista, pronto ad usare il pugno di ferro in guanto di velluto per portare avanti la sua idea di moralità, la sua voglia di rinnovamento, il suo essere appunto atipico.

Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone
Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone

Sono preziosi, in questo senso, i due monologhi che in un certo senso, mettono la punteggiatura drammaturgica al primo e secondo atto, ovvero quello iniziale del “professore” (Filippo Della Ragione, nomen omen, che ha il volto contratto, misurato ed emozionante di Roberto De Francesco) e quello lungo, posto nel mezzo dell’opera, proprio di Barracano: due monologhi che attualizzano e drammatizzano la storia dello scorpione e della ranocchia, ragione contro sentimento, voglia di rinnovamento e rassegnazione verso la natura bruta dell’essere umano.

Quello che viene fuori è un mosaico articolato e prospettico, con una calligrafica attenzione a tutti i personaggi in scena e ai movimenti di macchina che miscelano, benissimo, teatro e cinema, cortocircuitando il cinema di Mario Martone sempre sospeso tra i due mezzi espressivi, tra passato e presente, tra luci e ombre. Tra quello che l’uomo potrebbe essere e quello che invece, alla fine, purtroppo è.

Gianlorenzo

Sintesi

Martone riparte da sé stesso e da Eduardo De Filippo trasportando su grande schermo una sua opera teatrale, regalandoci una somma del suo cinema immenso e profondissimo, enciclopedico e immediato, appassionato e appassionante. Il sindaco del Rione Sanità è un mosaico articolato e prospettico, con una calligrafica attenzione a tutti i personaggi in scena e ai movimenti di macchina che miscelano, benissimo, teatro e cinema, cortocircuitando il cinema di Mario Martone sempre sospeso tra i due mezzi espressivi, tra passato e presente, tra luci e ombre.

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