Diários de Otsoga

Diários de Otsoga recensione film di Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro [FdP 62]

Inaugurato e presentato in anteprima nazionale nella serata di apertura della 62° edizione del Festival dei Popoli, l’ultima fatica cinematografica di Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro inserisce una storia d’amore nel contesto, ormai ben noto a tutti, della quarantena provocata dal Covid-19

Diários de Otsoga recensione documentario di Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro con Crista Alfaiate, Carloto Cotta e João Nunes Monteiro

Diários de Otsoga, pellicola nata dalla collaborazione dei registi Miguel Gomes Maureen Fazendeiro, segue una sorta di triangolo amoroso tra i tre protagonisti, Crista (Crista Alfaiate), Carloto (Carloto Cotta) e João (João Nunes Monteiro), impegnati a costruire da zero una “casa” per farfalle, mentre si trovano tutti insieme a trascorrere il periodo di isolamento – dovuto alla quarantena stabilita in un’ottica di contenimento del virus Covid-19 – in una villa bucolica.

Il film si apre con una scena carica ed esplosiva: con le riprese di una festa girata in interno dove i tre personaggi ballano sulle note di Frankie Valli; ben presto, però, le luci psichedeliche e artificiali, insieme al ritmo coinvolgente di The Nightlasciano il posto alla naturale luce del sole e ai suoni della natura e degli animali che popolano il giardino circostante. È infatti in questo scenario, un po’ alla Call me by your name (2017), durante un’estate assolata (le riprese del film hanno avuto luogo, come si legge nei titoli di coda, ad agosto 2020) che le vicende dei tre personaggi principali hanno luogo, tra lo spazio aperto del giardino caratterizzato da una flora e fauna rigogliosa e l’interno della villa. Le giornate trascorrono all’insegna della pigrizia e di alcuni hobby portati avanti dei protagonisti, in un’atmosfera in cui tutto sembra essersi fermato. La narrazione puntuale di come si susseguono le ore del giorno riesce a rendere bene la sensazione di precarietà e di staticità provata – in un modo o nell’altro da tutti gli spettatori – durante la quarantena: alcune giornate, soprattutto quelle in cui vengono svolte attività di gruppo sembrano volare via velocemente, altre, invece, sembrano non passare mai.

Crista Alfaiate e Carloto Cotta
Crista Alfaiate e Carloto Cotta (Credits: Festival dei Popoli 62)

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Con inquadrature fisse e situazioni ricorrenti Gomes e Fazendeiro restituiscono da una parte la noia, dall’altra l’assurdità e la stranezza di queste giornate sospese. Spesso le scene girate si concentrano nell’ora del meriggio: l’aria è immobile e il sole entra in ogni angolo di questa casa, che sembra essere troppo grande per i tre personaggi che la abitano, ma è proprio questa possibilità di avere a disposizione uno spazio molto ampio che consente ad ognuno di loro di ritagliarsi un angolo autonomo e creare una sorta di microcosmo separato dagli altri. Il senso di stasi e di immobilità finisce per svanire progressivamente a mano a mano che la pellicola procede nel raccontare la storia, non seguendo l’ordinario scorrere del tempo ma procedendo in modo inverso: l’opera si apre con la fine del racconto e gradualmente si risale all’inizio di quest’ultimo.

La narrazione scorre, dunque, al contrario e giorno dopo giorno lo spettatore segue non solo l’inizio del racconto, ma dell’intero film: sono svelati in modo progressivo i meccanismi che si nascondono dietro la realizzazione della pellicola stessa. L’effetto che si raggiunge è simile a quello di un puzzle dove le azioni dei protagonisti corrispondono a dei tasselli: queste iniziano ad assumere un significato sempre più pregnante e un nuovo valore alla luce di ciò che viene svelato dopo. Dunque, lo spettatore, poco per volta, mettendo insieme i tasselli che ha guadagnato nel corso del racconto, riesce a scovare un senso unitario e a inserire le azioni dei personaggi all’interno di un disegno molto più ampio, che si scopre soltanto alla fine.

Crista Alfaiate e e João Nunes Monteiro
Crista Alfaiate e e João Nunes Monteiro (Credits: Festival dei Popoli 62)
Diários de Otsoga recensione film di Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro
Diários de Otsoga di Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro con Crista Alfaiate, Carloto Cotta e João Nunes Monteiro (Credits: Festival dei Popoli 62)

Nonostante il tema dell’isolamento di tre personaggi nella prospettiva di un triangolo d’amore sia già stato affrontato più volte – viene facile e quasi spontaneo il collegamento con The Dreamers (2003) di Bernardo Bertolucci, in particolar modo nella scena in cui i tre decidono di fare un bagno nella vasca, proprio come il regista italiano aveva ripreso i tre protagonisti del suo film sul maggio del ’68 – le motivazioni in questo caso sono profondamente legate alla realtà dei nostri giorni e alla quarantena stabilita durante l’emergenza della pandemia da Covid-19. Seppur vengano inseriti dalla regista Maureen Fazendeiro all’interno della pellicola riferimenti espliciti a Cesare Pavese, che nei suoi romanzi presenta alcuni elementi fondamentali facilmente riscontrabili anche in Diários de Otsoga (il tema dell’isolamento, la campagna e la vita messa in comune in un contesto di convivenza, per citarne alcuni), Crista, Carloto e João non sono mossi da particolari ideologie o esigenze, si sono soltanto ritrovati a vivere nello stesso luogo per un periodo, per cause che vanno ben oltre la loro volontà e che non possono controllare.

La vita condivisa non scorre sempre liscia come l’olio e oltre allo svelarsi della storia emergono anche i problemi e le questioni che sorgono sia all’interno dell’universo narrativo creato da Gomes e Fazendeiro, sia in corso di lavorazione, spesso per motivi legati alla diffusione del virus. Diários de Otsoga per quanto fortemente legato alla tematica della situazione di isolamento causata dall’emergenza Covid, mostra anche un lato inaspettato di questa reclusione in cui sono costretti a stare i personaggi, ovvero quello dell’amicizia e dei piccoli gesti di tutti giorni che, in situazioni inusuali come questa, assumono un significato e un valore tutto nuovo.

Sintesi

In una storia d'amore legata alla situazione di emergenza dovuta alla pandemia, i registi Miguel Gomes e Maureen Fazendeiro restituiscono un ritratto spensierato e coinvolgente di tre giovani costretti a trascorrere la quarantena insieme, con note di colore conferite dal documentare le particolari situazioni in cui il cast si ritrova, tra noia, assurdità e stranezza di giornate sospese.

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