Brian e Charles intervista a Jim Archer David Earl e Chris Hayward

Abbiamo incontrato Jim Archer, David Earl e Chris Hayward, le menti dietro la brillante commedia Brian e Charles

Brian e Charles: incontro e intervista con Jim Archer, David Earl e Chris Hayward

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Jim Archer, David Earl e Chris Hayward, le brillanti menti dietro Brian e Charles, una commedia genuina e dolce – trovate la recensione in anteprima sul nostro magazine – che farà il suo debutto nelle sale italiane il prossimo 31 agosto. Ecco cosa ci hanno raccontato.

Brian e Charles incontro e intervista con Jim Archer, David Earl e Chris Hayward
Brian e Charles: incontro e intervista con Jim Archer, David Earl e Chris Hayward (Credits: Mattia Pescitelli/MadMass.it)

Brian e Charles: intervista a Jim Archer, David Earl e Chris Hayward

Come è nata questa storia e quali temi volevate affrontare attraverso il mezzo cinematografico?

LEGGI ANCORA: Brian e Charles, la recensione in anteprima

David Earl: Sono stato Brian per un po’ di tempo nel circuito comico britannico. Nella mia testa era lo stand-up comedian peggiore di sempre. L’ho portato sul palco per qualche anno. Poi ho fatto uno programma radiofonico sul Web, dove Brian doveva essere il peggior speaker mai esistito. Il pubblico aveva la possibilità di chiamare e io chiacchieravo un po’ con loro. Poi, una notte, il produttore, Rupert, ha chiamato [il programma], ma era troppo timido per parlare. Così ha utilizzato un programma dove c’era questa voce, Charles, e ha avuto inizio questo dialogo dove c’ero io che gli facevo “Come va, Charles?” e lui doveva rispondere digitando la frase nel software, cosa che necessitava almeno di una ventina di secondi. Una sera Chris ha sentito il nostro programma – divertendosi da morire [ridono] – e disse che voleva portare in vita Charles. E lo costruì, così da poter portare [questi due personaggi] dal vivo, in giro per i festival, creando una piccola “gang”. Abbiamo capito che funzionava perché il pubblico rideva e si divertiva sinceramente. Così, abbiamo avuto l’idea di riprenderli e metterli su YouTube, così da poter passare a nuovi progetto. Ma poi ha chiamato Film4 e ci ha proposto di introdurre i personaggi al mondo cinematografico. Ma è una cosa di cui vi sapranno parlare meglio i miei colleghi qui di fianco.

Jim Archer: Quando i ragazzi [David e Chris] mi hanno proposto di utilizzare la tecnica del mockumentary per il cortometraggio ero molto emozionato. Al tempo ero parecchio ossessionato da diversi documentari, specialmente di breve durata, e apprezzavo molto la forma del mockumentary, ma [per questo progetto] volevo farne uno un po’ più moderno rispetto a quelli che avevo visto. La sfida era anche vedere se riuscivamo a far provare al pubblico empatia per un robot mezzo manichino, mezzo lavatrice che cammina in giro.

Cosa vi ha portato a variare dal tono sferzante e adulto degli spettacoli comici dal vivo a temi e modi più adatti a un pubblico di famiglie?

Jim Archer: All’inizio abbiamo guardato come questi personaggi potevano comportarsi e abbiamo capito che dovevano essere più simpatici per parlare a un pubblico più ampio. Brian doveva essere una persona molto più apprezzabile, il contrario di quanto era nella versione dal vivo, la cui natura era decisamente più adulta e conflittuale. Lo abbiamo reso un po’ più dolce, un po’ più perdente. [Brian] cerca veramente di far funzionare le sue invenzioni, cosa che spinge il pubblico a tifare per lui. Per quanto riguarda Charles, invece, abbiamo cercato di renderlo un po’ più morbido, più carino.

David Earl
David Earl (Credits: Mattia Pescitelli/MadMass.it)
Come vi siete approcciati alla creazione di un contesto più ampio nel quale si districano le vicende dei personaggi e cosa vi ha portato a scegliere le campagne gallesi?

Jim Archer: Dal punto di vista delle location, volevamo riflettere la solitudine che ammanta il personaggio di Brian. [Serviva] un luogo che sembrasse veramente isolato. Abbiamo girato il corto nella regione di Snowdonia, nell’entroterra del Galles, però avevamo in mente anche le Highlands scozzesi, ma era troppo complicato girare in quei luoghi.

Chris Hayward: Siamo cresciuti tutti in campagna. E questo ha influito molto sul processo di scrittura, specialmente per come appaiono i luoghi rurali e le persone che li abitano. Gli ambienti [dove abbiamo girato] sono spettacolari e ricordano un po’ il Vecchio West. È un misto di bellezza e brutalità.

Come avete fatto a trovare il giusto equilibrio tra commedia e dramma?

Jim Archer: Non ero tanto preoccupato per come sarebbe risultato il lato comico, dato che i protagonisti compongono un duo fantastico che fa molto ridere, specialmente quando Charles parla e si muove. Ero convinto che avremmo avuto un film molto divertente. Così ho pensato che la mia “battuta” poteva essere quella di rendere la loro relazione su schermo nel modo più serio possibile. Credo che questo abbia contribuito a far trovare il giusto equilibrio [al film].

La relazione padre/figlio che si instaura tra i due protagonisti è stata ispirata dalla vostra vita personale?

David Earl: La relazione padre/figlio è arrivata abbastanza tardi all’interno del processo di scrittura. Quando ci esibivamo nei locali, Charles era parecchio volgare e trovavamo divertente che quelle cose uscissero dalla sua bocca. [Per Brian e Charles] abbiamo deciso di farlo crescere, passando da bambino, a cucciolo, fino al teenager che vuole vedere il mondo. Mentre giravamo il film, il mio primogenito aveva quattordici o quindici anni e stavo passando con lui le stesse cose [che passa Brian con Charles]. Non voleva starmi vicino… mi stava bene [ride]. Insomma, avevamo questo rapporto molto spinoso ed è stata dura dover dire addio al “gioco con papà”. Guardando il film, ora noto che [questa relazione] è radicata in esso.

Dato che Brian e Charles verrà presentato in anteprima al Giffoni Film Festival, cosa pensate vi chiederà il giovane pubblico?

Jim Archer: Chiederanno soltanto “quella è una lavatrice?” [ridono].

Chris Hayward: “Come possiamo costruirla?”

David Earl: “Come possiamo costruirla?” sì [ride]. Sono così irritato dal fatto di trovarmi qui perché mio figlio ha costruito un Charles questa settimana. È andato in camera sua ed è tornato con un robot fatto da lui.

Chris Hayward: Ha trentacinque anni.

David Earl: Ha trentacinque anni [ridono]. Comunque sia, pensare che [un film come questo] catturi l’immaginazione dei bambini è magnifico.

Chris Hayward
Chris Hayward (Credits: Mattia Pescitelli/MadMass.it)
Jim Archer, Chris Hayward e David Earl
Jim Archer, Chris Hayward e David Earl (Credits: Mattia Pescitelli/MadMass.it)
Le diverse età del personaggio sono legate al tipo di medium scelto?

Chris Hayward: Beh, ci sono state piccole caratteristiche provenienti dagli spettacoli e dal corto che abbiamo voluto mantenere. Ad esempio, i miei balletti o i litigi tra i due. Abbiamo guardato al passato e abbiamo scelto quali elementi di Charles ci avrebbe fatto piacere inserire in una storia coerente.

Avete mai pensato di far diventare Brian e Charles una serie TV?

Jim Archer: Abbiamo un grande annuncio da fare [ride]. Può darsi, è probabile.

Chris Hayward: Forse un musical [ridono]. Forse un libro, forse un fumetto.

Jim Archer: Stiamo aspettando di vedere come verrà accolto il film.

Chris Hayward: Ma abbiamo anche idee nuove di zecca.

Jim Archer: Sì, stiamo considerando tutte le opzioni, al momento.

Come avete raccontato a Louise Brealey il bizzarro ruolo di Hazel?

Jim Archer: A dire la verità, non ricordo. Per me Hazel è l’anima gemella di Brian e non credo di aver dovuto spiegare a Louise come stavano le cose.

Chris Hayward: Credo che la maggior parte degli attori che hanno partecipato avessero già visto il cortometraggio e che quindi desiderassero far parte del nostro mondo. Mi ricordo che a Louise era piaciuto il corto.

Jim Archer: Sì, credo di ricordare che abbiamo parlato della storia dietro al personaggio, del fatto che viva con sua madre in questo villaggio dal quale non è mai uscita. Però non mi sembra ci sia stato altro.

Chris Hayward: La cosa più complicata da scrivere è stata la relazione tra Brian e Hazel. È stato complesso capire come si sarebbe rapportata nei confronti di Brian. Ci abbiamo messo un po’ per farlo funzionare.

Jim Archer, Chris Hayward e David Earl
Jim Archer, Chris Hayward e David Earl (Credits: Mattia Pescitelli/MadMass.it)
Brian e Charles incontro e intervista con Jim Archer, David Earl e Chris Hayward
Jim Archer, Chris Hayward e David Earl (Credits: Mattia Pescitelli/MadMass.it)
David, qual è stata la tua più grande creazione?

David Earl: Beh, i miei figli [ride]. Poi non saprei. Forse questo Brian… ne ho fatte tante di versioni, quindi non saprei quale scegliere.

Jim Archer: Questo.

David Earl: Questo cosa?

Jim Archer: Questo Brian.

David Earl: Va bene, questo Brian [ridono].

Quanto è importante usare l’immaginazione anche da adulti?

David Earl: Oddio, io sogno a occhi aperti in continuazione. Penso che sia necessario sognare a occhi aperti per superare la giornata. Almeno per me è così. Voglio dire, non sto pensando neanche adesso [ride].

Chris Hayward: Sì, penso sia importantissimo. La vita sarebbe molto grigia senza immaginazione.

Jim Archer: In più, con questo film chiediamo al pubblico di usare l’immaginazione.

David Earl: Già, ne devono usare parecchia.

Jim Archer: Sì, richiede parecchia immaginazione [ridono].

Come riuscite a mantenere freschi e attuali due personaggi che hanno una carriera così lunga alle spalle?

Chris Hayward: Ogni volta che li abbiamo interpretati non ci siamo mai annoiati, che fosse dal vivo o sul set. Quando ci esibivamo insieme era sempre difficile cercare di non ridere nei panni di Charles, e le sue battute mi facevano sempre ridere. Quindi non è mai stato noioso.

David Earl: Ho sempre cercato di fare cose diverse con Brian: lo show radiofonico; la stand-up comedy; il film. Sembravano tutti ambienti diversi nel quale inserirlo. Con gli spettacoli dal vivo ogni serata è differente, non sai cosa affronterai.

Quali sono gli aspetti dei vostri personaggi che più si legano a voi?

David Earl: Dopo aver guardato Brian e Charles mi sono reso conto di essere Brian. Lui non sa quello che sta facendo e la maggior parte delle cose che fa non funziona. E quello sono un po’ io. Sai che non funzionerà, sai che non verrà bene, ma continui comunque a spingere e a goderti la gioia che porta il processo creativo.

Chris Hayward: Io mi sento come Charles. Non mi piace ricevere ordini e vorrei stare sempre in vacanza [ride].

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