Reas

Reas recensione film di Lola Arias [Berlinale 74]

Presentato alla Berlinale 74, Reas è l'opera seconda di Lola Arias: la recensione in anteprima

Reas recensione film di Lola Arias con Ignacio Amador Rodriguez, Yoseli Arias, Carla Canteros, Estefy Harcastle e Noelia Perez

Nel 1990 usciva il cult Cry Baby di John Waters con un giovane Johnny Depp ad incarnare l’esuberante protagonista; un musical ambientato per gran parte del minutaggio all’interno di un carcere. Il secondo film da regista di Lola Arias intitolato Reas (conosciuta nel mondo festivaliero per aver recitato nel lungometraggio di Mariano Llinás, Extraordinary Stories) ne riprende sia il luogo di svolgimento delle azioni sia il genere, ma con una componente documentaristica ben visibile in più.
Una sorta di controcampo al femminile più legato all’oggi (Reas è collocato nel 2017, a differenza del film di Waters che era situato negli anni ’50).

Pur condividendone stilemi e archi narrativi, l’opera di Lola Arias si differenzia per un maggiore attaccamento al cinema del reale. Il racconto messo in scena dalla regista argentina è molto sentito, dove le musiche e le coreografie hanno sostituito i dialoghi.
Il dolore provato dalle carcerate – tutte con dei tatuaggi particolarissimi quasi a marchiare un passato burrascoso o a ricordare un momento felice – esternarlo con delle semplici parole ormai sembra non essere più sufficiente, quindi per esorcizzarlo le protagoniste devono ballare e cantare al ritmo di un componimento musicale tipico dei musical più struggenti.

A rivivere il momento della carcerazione (poiché di questo tratta il film in nuce) troviamo si un nucleo ben nutrito di donne, ma Lola Arias decide comunque di dare una maggior importanza alla “nuova arrivata” quasi a simboleggiare un punto di partenza da cui i personaggi principali potranno trarne un significativo cambiamento emotivo e sociale alla fine della narrazione, un po’ come accadeva in un’altra veste però nel succitato lavoro di John Waters.

Yoseli Arias
Yoseli Arias (Credits: Gema Films)

Reas è un film breve, ma non per questo meno pungente grazie ad una regia elegante e a una scrittura concisa, che presenta diverse frecce vincenti al suo arco: attrici, musiche, coreografie e scenografie.
Magari non brillerà in originalità (diverse le opere con tematiche simili e con i medesimi meccanismi narrativi) e il finale in stile pellicola statunitense degli anni ’90 è decisamente non in linea con l’impianto registico impostato in precedenza (la regista Arias mette spesso in primo piano le protagoniste della storia), nonostante ciò risulta essere fresco e per certi versi innovativo, il che dà modo di far scoprire alla critica e al pubblico ancor di più un’autrice in rampa di lancio.
Da apprezzare senz’altro i momenti in cui il racconto spezza il suo percorso concedendosi un approccio più impattante e legato al concetto di sfondamento della quarta parete.

Tra documentario di finzione e musical, Reas di Lola Arias si appresta ad essere inserito nelle liste dei film più interessanti di quest’anno.
Un lungometraggio che induce lo spettatore a farsi avvolgere in un vortice di emozioni dal passo deciso, ma al tempo stesso frenetico.

Quando la musica si fa portavoce di sensazioni e vibrazioni, tutto ci sembra più bello e soprattutto sincero.
Non resta che sperare in una distribuzione nelle sale cinematografiche italiane.

Sintesi

Musical documentario frizzante e dirompente, Lola Arias alla sua opera seconda punge grazie ad una regia elegante e ad una scrittura concisa, sfondando la quarta parete in un vortice di emozioni e vibrazioni dal passo deciso e frenetico.

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