One Second Champion recensione film di Chiu Sin-hang con Endy Chow, Chiu Sin-hang, Lin Minchen, Hung Cheuk-lok e Chanon Santinatornkul
Dopo essersi fatto le ossa con film e reality show concepiti per la fruizione su YouTube, esordendo poi nel lungometraggio con Vampire Cleanup Department (co-diretto da Yan Pak-Wing), il regista hongkonghese Chiu Sin-Hang si è infine occupato da solo di One Second Champion. Presentato alla 23° edizione del Far East Film Festival, è un bizzarro film sportivo a tinte fantasy che saprà esaltare tutti gli appassionati di fight movies all’asiatica.
One Second Champion: la sinossi
Chow Tin-yan (Endy Chow) è uno svampito padre single con una dote particolare: è in grado di vedere nel futuro di un secondo. Prima bambino prodigio sempre presente nelle tv locali, ora l’uomo svolge svogliatamente la professione di cameriere e gioca d’azzardo per provvedere al sostentamento del figlio non udente (Hung Cheuk-lok). Coinvolto in una rissa con alcuni strozzini dove fa sfoggio della sua soprannaturale abilità, Chow viene avvicinato da Yip Chi-shun (Chiu Sin-hang), un pugile che vede in lui la possibilità di incrementare la fama della propria scuola di boxe.
Inizialmente riluttante, il protagonista si sottopone a un allenamento intensivo per poter allineare le abilità fisiche ai suoi formidabili riflessi. Ciò permetterà a Chow di riscattare la propria immagine agli occhi del figlio, oltre che di aggiudicarsi la possibilità di fronteggiare il temuto boxeur Joe (il thailandese Chanon Santinatornkul). Ma le sorprese della vita sono sempre dietro l’angolo.
La rivincita di un padre
Da artista a tutto tondo quale è, Chiu Sin-hang riesce a innescare la giusta carica travolgente a una storia tutto sommato classica, insaporita di un gradevole espediente soprannaturale che genera persino momenti di sorprendente ironia. Il piglio muscolare del regista (anche interprete del tenace Yip) esalta le curatissime coreografie sfoggiate nelle sessioni di allenamento e negli incontri agonistici; una regia sempre nitida ma frenetica al punto giusto, unita a una colonna sonora sinfonico-rock in stile Bill Conti, garantisce continue scariche di adrenalina e non rende mai confusa l’azione.
Il personaggio di Chow Tin-yan è un potenziale eroe cult da fiancheggiare ai grandi “eterni secondi” in cerca della loro occasione come Rocky Balboa, e la splendida performance principale di Endy Chow fa credere davvero alla volontà di riscatto del protagonista, disposto a tutto pur di migliorarsi come punto di riferimento genitoriale e essere umano. Meglio di lui, però, fa il giovanissimo Hung Cheuk-lok, interprete del figlio di Chow e veicolo di tutti i messaggi positivi del film.
Il misto di ironia, dramma familiare e intrattenimento pop ha permesso al regista di confezionare un’opera motivazionale sul tenere duro davanti alle avversità, scevra di retorica dozzinale e di gran classe come solo i grandi film sportivi sanno essere. Un urlo di speranza necessario nell’era del Covid-19.