L’ombra del giorno intervista al regista e sceneggiatore Giuseppe Piccioni

In occasione dell’uscita del film L’ombra del giorno con Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli, abbiamo intervistato il regista e sceneggiatore Giuseppe Piccioni, autore di Luce dei miei occhi e Fuori dal mondo

Di cosa parla L’ombra del giorno? È il suo primo, vero film in costume.

Giuseppe Piccioni: I miei personaggi sembrano sempre rimanere chiusi dietro un vetro. E bussano per farsi sentire. Questi personaggi hanno qualcosa in comune, in questo caso però lo sguardo di Luciano (Riccardo Scamarcio) è forse più definito storicamente, è un decorato di guerra che ha un segno fisico, una ferita, e un segno interiore sentimentale: ritornando dalla guerra ha perduto il suo progetto amoroso e si ritrova in una nuova vita, in un ristorante dove si sente protetto e guarda fuori attraverso la vetrina. Guarda quello che accade fuori con qualche indulgenza, lui è un fascista come all’epoca la maggior parte degli italiani, ed è magari un fascista sui generis, piuttosto appartato, non ha capitalizzato i vantaggi del suo essere un decorato di guerra. Ha voluto continuare a stare fuori dal mondo… Questo rapporto che ha con il mondo esterno lo fa illudere che ci siano i segni di un possibile futuro per il nostro Paese, anche se tutto questo lo vediamo in un mondo di provincia e quindi diverso dal panorama, dall’eco della grande storia. Ma è calato però nella vita concreta, nelle persone che abitano la cittadina dove è ambientato il film cogliamo l’illusione, lo sguardo che ha Luciano che è bonario e che poi si infrange una volta che incontra il mondo. Sia per quanto riguarda il suo incontro con la ragazza protagonista, che si porta un mistero dietro; sia per l’aspetto più legato alle leggi razziali, le altre circostanze che portano il Paese su quel crinale rovinoso che è la guerra.

Non è un film propriamente politico ma un film fatto in maniera politica.

Giuseppe Piccioni: Mi sembra che sia interessante più della storia d’amore quello che corre a lato, il doppio fondo che corre in questa storia.
L’ombra del giorno è stato scritto prima della pandemia, però girato in zona rossa, e qualcosa inevitabilmente è entrato nel film, qualche riflessione che non era premeditata ma che emerge mentre descrivo questo lungo giorno del fascismo che sembrava eterno, e invece iniziava a mostrare le prime crepe…

L’ombra del giorno recensione film di Giuseppe Piccioni con Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli
L’ombra del giorno di Giuseppe Piccioni con Riccardo Scamarcio e Benedetta Porcaroli (Credits: Rai Cinema)
Benedetta Porcaroli
Benedetta Porcaroli (Credits: Rai Cinema)
È tornato a lavorare con Riccardo Scamarcio, mentre è la prima volta con Benedetta Porcaroli: come ha conciliato i loro mondi artistici?

Giuseppe Piccioni: Le cose avvengono quando costruiamo le scene, i dialoghi si costruiscono anche magari nelle pause, quando parliamo con gli attori. Quando li interrompo, quando li sorprendo, quando li trovo impreparati su un terreno che non avevano previsto, nascono le emozioni migliori per il set. Devo dire che Benedetta Porcaroli è stata bravissima a calarsi nel suo ruolo: doveva fare un triplo salto mortale, la prima volta che l’ho vista ho pensato “mio Dio quant’è giovane questa ragazza”, e ho immaginato che non sarebbe stato semplice metterla accanto a Riccardo e soprattutto metterle sulle spalle questo ruolo. Ma Benedetta è molto intelligente, nella vita quotidiana è lontanissima da quello che sembra sul set, ha mostrato enormi qualità per come ha preso alcune scene decisive.

Durante la pandemia sembrava che le piattaforme potessero aiutare il cinema, ora chiudono le sale. Come si pone verso lo streaming?

Giuseppe Piccioni: Le guardo come una realtà che sono parte di quello che c’è. Non sono stato insensibile al fascino delle serie, e si poteva anche pensare che potevano andare di pari passo alle uscite in sala sbloccando la situazione produttiva. Adesso però la situazione diventa un po’ preoccupante, il fatto che tantissime sale stanno chiudendo, che la gente preferisce vedere il cinema in casa… mi preoccupa, ma non voglio pensare che non tornerà la voglia di guardare un film sul grande schermo.

Quando si parla di storia, si parla sempre del presente. È importante fare film pensati dal punto di vista sociale? I suoi film sono scritti in punta di penna ma hanno un’idea morale molto forte dietro.

Giuseppe Piccioni: Si, è proprio cosi. Penso che questo film in maniera non didascalica ci parli dell’oggi, di un certo grado di conformismo, di difficoltà di prendere la parola… di esporsi senza paura di avere delle conseguenze. C’è un appiattimento, oggi, dove tutto sembra essere delegato: la stessa politica sembra essere un appendice di altro, ci si affida a tecnici o a comitati. Mi chiedo dove siano gli uomini e le donne di questo Paese, cosa vogliono, come lo manifestano, come intendono partecipare alla vita di questo Paese. Dicevo prima della sala: va bene tutto, ma vuoi mettere andare in sala, uscire di casa, attraversare le vie della tua città?

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