Esterno notte

Esterno notte recensione serie TV di Marco Bellocchio con Fabrizio Gifuni [Cannes 75]

Esterno notte recensione serie TV Rai di Marco Bellocchio con Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Fabrizio Contri, Gabriel Montesi e Daniela Marra presentata a Cannes 75

Esterno notte è la nuova monumentale opera di Marco Bellocchio, un lungometraggio che in realtà è ideato come un progetto seriale in sei episodi. Presentato in anteprima a Cannes 75 in un’unica proiezione, il pubblico ha davanti ben 300 minuti di narrazione sugli eventi che hanno ruotato intorno al rapimento di Aldo Moro.

Marco Bellocchio lascia le logiche che hanno caratterizzato il mockumentary degli ultimi anni per poter riuscire a trovare la sua chiave di lettura della storia. Romanza sugli eventi e coinvolge il pubblico con i lati più umani dei personaggi. Fa in modo che quei nomi che da tempo sono scritti nelle pagine della storia, o sulle mura delle nostre piazze, diventino uomini e donne con pregi e difetti. Nelle sue sei ore, dunque, Bellocchio cerca di psicanalizzare i suoi personaggi non scendendo in giudizi estremamente morali o politici, non dando meriti o pesi agli individui coinvolti nella vicenda.

Ogni singolo personaggio si incastra all’interno di un determinato contesto e si muove in quel ruolo che la politica e la storia gli hanno ritagliato. Sensi di colpa, dolore, sangue e tormento, ideologie che si alternano a prese di potere e a una politica che resta ancora oggi una ferita estremamente aperta all’interno del nostro paese. Ed è straordinario come date “umanità” possano risultare quasi attuali anche a confronto con la nostra quotidianità. Controversie che sono ancora dibattute non solo a livello politico, quanto più nella stratificazione socio-culturale.

Fabrizio Gifuni
Fabrizio Gifuni (Credits: Rai Fiction/ Fremantle/Lucky Red)
Toni Servillo e Margherita Buy
Toni Servillo e Margherita Buy (Credits: Rai Fiction/ Fremantle/Lucky Red)

Il cast scelto per far rivivere questa storia è praticamente impeccabile. Partendo dal nostro “protagonista”, Aldo Moro, possiamo vedere in scena uno straordinario Fabrizio Gifuni che sembra assomigliare più a Moro che a se stesso. Il trucco, del resto, ha fatto dei miracoli non da poco se consideriamo anche la trasformazione di Fausto Russo Alesi (nei panni di Francesco Cossiga) o di Fabrizio Contri (nei panni di Giulio Andreotti).

Come avete potuto già leggere, abbiamo definito questa opera come monumentale proprio per il punto di vista che è stato assunto nel corso della diegesi. Bellocchio agisce attraverso il montaggio su ciò che viene svelato al pubblico cercando di essere quanto più emotivo possibile. Le compagini protagoniste della scena si alternano cercando di mostrare, episodio dopo episodio, il loro personale punto di vista. Ogni singola puntata, infatti, si connota e si denota di caratteristiche specifiche al ruolo che il personaggio ha storicamente incarnato.

Se il racconto viene aperto da Aldo Moro, punto di vista centrale nell’episodio, successivamente ci si sposta a rotazione sugli altri caratteri. Si crea un più ampio affresco che riesce a mettere in luce tutte le ideologie scese in battaglia: le Brigate Rosse che inneggiano al potere del proletariato; la Democrazia Cristiana che si connota di caratteristiche non adatte al confronto; la famiglia che si stringe nella sua immobilità e la Chiesa che cerca di premere sulla morale per poter liberare quello che allora era considerato un amico dal papato.

Esterno notte recensione serie TV Rai di Marco Bellocchio con Fabrizio Gifuni
Esterno notte serie TV Rai di Marco Bellocchio con Fabrizio Gifuni, Margherita Buy e Toni Servillo (Credits: Rai Fiction/ Fremantle/Lucky Red)
Daniela Marra
Daniela Marra (Credits: Rai Fiction/ Fremantle/Lucky Red)

Nonostante la durata di quasi sei ore complessive questa è un’opera che necessita la visione cinematografica. L’evento speciale che, infatti, sta portando il film in sala in questi giorni è proprio incluso negli intenti narrativi di Bellocchio. La serialità non gli si addice, gli sta stretta, e sembra quasi una scusa per poter riuscire ad avere le sue tempistiche sulle diegesi. La direzione che la narrazione prende e le varie pieghe che mostra nei diversi alternativi scenari riescono a giocare inebriando il pubblico.

Sappiamo già la storia, la conosciamo, la studiamo, è sui nostri libri. Una pagina ancora pulsante che però permette una narrazione di così ampio respiro, tanto da riuscire a suggerire alternative a ciò che è già stato. In tal senso il regista riesce a modificare il corso della storia distorcendola attraverso le lenti dei suoi personaggi. La riporta sui binari della realtà, narrando ciò che la stampa ha portato sulle sue testate. Ma continua a premere su emotività, ipotesi, idee, immaginario. Una sorta di reale what if realizzato dalle speranze che i democristiani portano in luce.

Insomma, grazie ad un sapiente uso del mezzo narrativo Esterno notte riesce a esprimere e a delineare tutte le conseguenze di quell’atto storicamente denso di sangue.

Sintesi

Marco Bellocchio non è adatto alla serialità e lo dimostra creando un'opera monumentale da 300 minuti, nella quale racconta la storia del rapimento di Aldo Moro. Una narrazione che riesce a trattare l'umanità e la psicologia dei vari personaggi che si alternano in scena e che hanno connotato la storia del nostro paese.

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