Titane

Titane recensione film di Julia Ducournau con Agathe Rousselle [Cannes 74]

Titane recensione film di Julia Ducournau con Agathe Rousselle, Vincent Lindon, Garance Marillier, Laïs Salameh, Bertrand Bonello e Dominique Frot

La titanica impresa di Julia Ducournau

È la seconda donna nella pluridecennale storia del Festival di Cannes a portarsi a casa il premio più ambito e lo fa con il suo secondo lungometraggio: lanciata dall’estremo Raw e consacrata dalla giuria guidata da Spike Lee a Cannes 2021 per Titane, Julia Ducournau non può più nascondersi.

Non che l’abbia mai fatto, dato che entrambi i suoi film trovano ragione d’essere proprio nella voglia di fare un cinema senza barriere né compromessi, basato sugli estremi cinematografici possibili di una violenza che si abbatte sui corpi, uccidendoli o trasfigurandoli.

È quello che succede ad Alexia (Agathe Rouselle) nella prima scena di Titane: ancora bambina e già preda di una sinistra fascinazione romantica per le automobili, la protagonista con la sua intemperanza finirà per causare un incidente d’auto che la porterà ad avere un impianto metallico nel cranio e una vistosa cicatrice sopra l’orecchio.

Titane di Julia Ducournau vince la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2021
Titane di Julia Ducournau vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2021 (Credits: Carole Bethuel/Festival de Cannes)
Vincent Lindon
Vincent Lindon (Credits: Carole Bethuel/Festival de Cannes)

Una donna in fuga e un pompiere macho sono protagonisti di Titane

L’intemperanza caratteriale e la fascinazione per i motori e le cromature se le porta dietro anche nell’età adulta, dove in una sola notte è protagonista di un grave fatto di sangue e soggetto di un folle rapporto sessuale; spiazzante, folle, geniale. Alexia personaggio lascerà quindi spazio ad Alexia corpo, in una maratona di morte e violenza che inciderà nuovi segni e forme nel suo fisico.

Nella sua fuga dalla propria identità e riscrittura del proprio corpo si troverà a creare un legame familiare con Vincent (un Vincent Lindon lontano dal suo ruolo tipo ma incisivo), un pompiere macho e pompatissimo con una bizzarra tenerezza nascosta, incapace di rassegnarsi alla scomparsa del figlio avvenuta anni prima.

Nonostante siano i protagonisti del film, Vincent e Alexia non sono propriamente il centro focale della storia, concentratissima sul plasmare i corpi dei protagonisti attraverso la violenza, la forza di volontà individuale e le forzature sociali. Per questo le interpretazioni di Lindon (che si è preparato al ruolo allenandosi per oltre due anni) e Rouselle sono particolarmente memorabili: i loro ruoli sono impegnativi anche e soprattutto da un punto di vista fisico, in un film che chiede loro un’interpretazione totale, spesso senza veli e intrisa di dolore e rabbia.

Agathe Rousselle
Agathe Rousselle (Credits: Carole Bethuel/Festival de Cannes)
Titane recensione film di Julia Ducournau con Agathe Rousselle
Titane di Julia Ducournau vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2021 (Credits: Carole Bethuel/Festival de Cannes)

La violenza come fine

La violenza fisica e l’ibridazione tra carne e altro (in questo caso cromature e olio motore) ricordano da vicino il cinema di qualche decennio fa di David Cronenberg: Titane però è spiritualmente e formalmente più simile a un film-caso come Mandy, perché rispetto a pellicole come Videodrome manca quasi del tutto la denuncia sociale e l’invettiva politica che la violenza estrema evidenziava con feroce urgenza nel cinema cronenbergiano. Per quanto scioccante, la violenza di quei film era un mezzo verso qualcosa, mentre qui sembra spesso un fine, liberatorio.

Ducournau sembra più interessata a un processo di liberazione attraverso la forza delle sue immagini, spingendo oltre sempre di più il limite, ricercando attivamente la reazione scioccata del pubblico a quanto di estremamente violento o divertente (vedi la scena della Macarena) mette in atto nel film.

Pellicola che sin dal titolo è concentrata sul suo punto d’arrivo, Titane ha come limite proprio quello di dedicare pochissimo spazio allo sviluppo vero e proprio delle sue stesse premesse, che occupano invece l’intero film. Julia Ducournau ha insomma ancora l’irruenza e l’energia (ma anche lo scarso equilibrio) di chi sta prendendo le misure del suo cinema: a metterla sotto i riflettori è stata soprattutto la sua visionarietà cinematografica, unita alla sua audacia autoriale.

Titane non è un film per tutti (e sicuramente è dedicato al solo pubblico degli adulti) ma è anche un titolo che scuote e non può lasciare indifferenti.

Titane di Julia Ducournau: il poster del film vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes 74
Titane di Julia Ducournau: il poster del film vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 74

Sintesi

Pellicola che sin dal titolo è concentrata sul suo punto d'arrivo, Titane ha come limite proprio quello di dedicare pochissimo spazio allo sviluppo vero e proprio delle sue stesse premesse. Julia Ducournau ha insomma ancora l'irruenza e l'energia, ma anche lo scarso equilibrio, di chi sta prendendo le misure del suo cinema: a metterla sotto i riflettori è stata soprattutto la sua visionarietà cinematografica, unita alla sua audacia autoriale. Titane non è un film per tutti ma è anche un titolo che scuote e non può lasciare indifferenti.

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