I Love My Dad

I Love My Dad recensione film di James Morosini con Patton Oswalt e James Morosini [RomaFF17]

I Love My Dad recensione film di James Morosini con Patton Oswalt, James Morosini, Claudia Sulewski, Amy Landecker, Lil Rel Howery e Rachel Dratch

Presentato in anteprima italiana alla 20° edizione di Alice nella Città, rassegna cinematografica internazionale parallela alla Festa del Cinema di Roma, I Love My Dad, opera seconda di James Morosini, dopo l’interessantissimo Threesomething, non è altro che un vero modello di cinema autobiografico di vendetta e riscatto, nei confronti di un passato mai realmente superato e perciò analizzato e metabolizzato attraverso il cinema, come solo i grandi autori sanno fare, operazione tentata con successo dal giovane James Morosini, qui regista, sceneggiatore e interprete.

Il film comincia con una lunga serie di vocali e messaggi affidati alla segreteria telefonica di un cellulare che in voice over ci racconta che genere di persona sia Chuck (Patton Oswalt), padre divorziato, poiché bizzarro e bugiardo patologico, nonché reticente rispetto alla crescita del figlio Franklin (James Morosini).

Ciascun messaggio dimostra meglio di qualsiasi immagine o sequenza quanto Chuck sia ormai abituato a mentire, pur di non vedere il figlio a seguito di un divorzio mai realmente mostrato ma soltanto annunciato come davvero turbolento, andando alla ricerca delle scuse più insensate, folli e infantili possibili e capaci di strappare risate anche allo spettatore meno amante della comicità e ironia al cinema.

Claudia Sulewski e James Morosini
Claudia Sulewski e James Morosini (Credits: Magnolia Pictures/Magnet Releasing)

Ogni personaggio sembra essere perciò consapevole di questa abitudine e tutto quello che può fare è escludere Chuck dalla propria vita. La pensa così anche il giovane e problematico Franklin, fuoriuscito da un periodo di cura in un istituto specializzato a seguito di uno o più tentativi di suicidio.

I Love My Dad prende avvio proprio da questa spinta emotiva, dal coraggio che Franklin fa immediatamente suo nel bloccare il padre su ogni possibile piattaforma social, evitando persino di rispondere a messaggi e chiamate telefoniche. Chuck però non ci sta e pur di restare in contatto con il figlio, decide di creare un profilo fake al femminile, sfruttando dati e immagini di un account realmente esistente (e per di più appartenente ad una giovane cameriera di un diner locale che Chuck conosce personalmente), intraprendendo una divertentissima, grottesca, bizzarra e talvolta drammatica conversazione e relazione virtuale con Franklin che fin dalle prime sequenze conduce lo spettatore all’interno di un discorso morale sempre in bilico tra umorismo innocente e risata invece proibita, poiché legata ad un taboo direttamente esplicitato, l’incesto.

Ricordate Catfish: false identità? La serie che andò in onda su MTV a partire dal 2012 creata e condotta da Nev Schulman? In caso affermativo, si potrebbe considerare I Love My Dad di James Morosini come un’opera cinematografica costola e spin-off di quel programma, proprio perché centrata sullo stesso modello narrativo: lei contatta lui, lui vive un momento di instabilità psicologica e disagio perciò ingenuamente cade nel tranello, lei in realtà è un lui, i due si incontrano in definitiva distruggendo la reciproca psicologia a colpi di accuse e rivelazioni sadiche e bizzarre.

James Morosini e Patton Oswalt
James Morosini e Patton Oswalt (Credits: Magnolia Pictures/Magnet Releasing)

I Love My Dad segue quasi pedissequamente questo modello, anche se Morosini, giocando sul suo stesso vissuto sceglie di veicolare il film in una direzione spiccatamente drammatica, muovendosi dalle parti del Noi siamo infinito di Stephen Chbosky, raccontando perciò di disturbo psicologico in età adolescenziale, insicurezze, timori nei confronti del futuro e conseguenze di una famiglia a pezzi nella vita di un giovane individuo, fin troppo impreparato nell’affrontare la società.

La pellicola poi si rivela anche – come d’attese – fortemente umoristica, affidando questo aspetto di scrittura, toni e tempi comici all’ottima interpretazione di Patton Oswalt che crea abilmente una figura paterna divisiva eppure così incredibilmente divertente e dolce, nonostante il gesto chiaramente sbagliato e moralmente ambiguo del profilo fake. Lo spettatore si ritrova dunque al centro di un dibattito tematico anche piuttosto complesso che ha come quesito principale: da che parte stare? Dalle parti di un figlio problematico e fin troppo negativo nei confronti di un padre bizzarro, o dalle parti di un padre che consapevole – o no – della sua bizzarria le tenta tutte pur di ricongiungersi al figlio, sfiorando l’immoralità e il taboo?

A visione conclusa, James Morosini dimostra quanto il cinema sia potente, feroce, politico, bello e divisivo proprio ponendo lo spettatore dinanzi a questa scelta, la parte da tenere che può dimostrare in un caso empatia e nell’altro complicità immorale (trattandosi inevitabilmente di un reato penalmente perseguibile). Il cinema è soggettivo e il secondo film di James Morosini è una vera sorpresa. Grande attesa per ciò che verrà in seguito.

Sintesi

I Love My Dad, opera seconda di James Morosini, è un vero modello di cinema autobiografico di vendetta e riscatto, nei confronti di un passato mai realmente superato e perciò analizzato e metabolizzato attraverso il cinema, come solo i grandi autori sanno fare.

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