Halloween Kills recensione film di David Gordon Green con Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Matichak, Will Patton e Thomas Mann
Nella storia del cinema horror pochi film hanno avuto l’impatto seminale di un titolo come Halloween, uscito nel 1978 per la regia di un allora quasi esordiente John Carpenter.
Dopo l’immenso successo del primo film, nato come una piccola produzione indipendente, al pari di altri franchise horror di colleghi del calibro di Romero o Craven Halloween è stato oggetto di uno sfruttamento mediatico paragonabile quasi a uno sciacallaggio per alcuni aspetti: anche grazie all’estrema semplicità produttiva del concept di fondo dei film della serie, il primo Halloween è stato replicato e reinventato in un’infinità di sequel, spin-off, reboot apocrifi e remake, dai quali presto il regista originario John Carpenter si tirò fuori.
Nel 2018, con John Carpenter come produttore esecutivo nonché autore delle musiche, anche grazie all’impulso dell’ormai storica Blumhouse si era tentato di rivitalizzare ancora una volta il franchise riportando a bordo l’originaria protagonista Jamie Lee Curtis, ormai sessantenne, e ignorando completamente gli eventi di tutti i seguiti del film originale. Uscito a fine ottobre 2018 per la regia di David Gordon Green, Halloween era stato un grandissimo successo, e Jason Blum e Universal Pictures non hanno esitato a mettere in cantiere altri due sequel girati back-to-back sempre da Green, per completare una trilogia.
Halloween Kills, il secondo capitolo, è stato appena presentato come evento speciale fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, per accompagnare l’assegnazione del Leone d’Oro alla Carriera a Jamie Lee Curtis, e uscirà nelle nostre sale il 21 ottobre 2021; Halloween Ends, il terzo capitolo, è atteso per la notte di Halloween del 2022.
La cosa che più sorprende di Halloween Kills è la commistione di quattro elementi che di solito nei remake o nei sequel contemporanei non riescono mai a stare insieme: l’originalità; lo spessore tematico; il rispetto del film originale; il rispetto delle convenzioni del genere. Come ormai di prassi nelle produzioni recenti, Halloween Kills non esita a ritornare con flashback (girati appositamente per il nuovo film e che simulano l’aspetto della pellicola) agli eventi del film del 1978, espandendo alcune situazioni e approfondendo la backstory di alcuni personaggi.
Se l’Halloween del 2018 aveva subito convinto vecchi fan e nuovi appassionati mostrandoci una Jamie Lee Curtis / Laurie Strode invecchiata e resa paranoica dal trauma della notte di Halloween del ’78, la forza di questo nuovo Halloween Kills sta nell’espandere lo sguardo anche sugli altri sopravvissuti degli eventi del film originale: allora bambini, adesso cinquantenni o sessantenni in cerca di vendetta.
Ed è la vendetta un altro dei punti di forza di questo nuovo capitolo della saga, nelle sue conseguenze più problematiche: la paranoia nei confronti del villain Michael Myers che gli abitanti della pacifica Haddonfield ritrovano non appena si diffonde la notizia del suo ritorno porta a un vero e proprio linciaggio di gruppo, che, in entrambe le volte che viene ripetuto, sembra rispettare a fondo il modello che l’antropologo francese René Girard ipotizzava rispetto alla figura archetipica del capro espiatorio. Non male per un horror “di cassetta”.