Un film Minecraft di Jared Hess con Jason Momoa, Jack Black e Danielle Brooks [Anteprima]
di Simone Luciani
Un film Minecraft è il nuovo film di Jared Hess, che lo vede riunito con l’attore Jack Black a quasi vent’anni di distanza dal cult Super Nacho. Il film, ispirato al famoso videogioco, vede nel cast anche Jason Momoa, Danielle Brooks e Jennifer Coolidge.
A seguito della scoperta di un misterioso cubo, Garrett (Jason Momoa), Henry (Sebastian Eugene), Natalie (Emma Myers) e Dawn (Danielle Brooks) finiscono intrappolati in un nuovo strambo mondo: L’Overworld. Con l’aiuto di Steve (Jack Black), un umano trasferitosi nell’Overworld, il gruppo dovrà fermare un’incombente minaccia per poter tornare a casa.
Un film Minecraft è pieno di passione e voglia di divertire. È piacevole vederlo così dedito alla sua assurdità e al suo spirito giocoso, facendo di tutto per distinguersi dalla massa e creare qualcosa di unico e riconoscibile.
Con quest’ambizione, Jared Hess riesce a costruire un’opera capace di intrattenere, trasmettendo al pubblico il suo stesso entusiasmo. È piacevole esplorare questo folle mondo e le sue idee insieme alla colorata banda che ci accompagna, ma, al di là di questo, non c’è molto altro da poter apprezzare. Il lungometraggio è talmente disperso nel suo divertimento da dimenticarsi di costruire un vero e proprio film.
Si parla di immaginazione e creatività, ma ci si trova davanti una sceneggiatura che ne è quasi del tutto priva. Non offrendo spunti o idee interessanti, finisce per perdersi e distrarsi in molteplici occasioni, spesso mettendo trame e personaggi completamente in secondo piano.
Il nostro gruppo è affiatato e divertente, in particolare la chimica tra Jason Momoa e Jack Black dà grande forza al film. I due, esilaranti e splendidamente scelti per i loro ruoli, offrono performance che non scendono mai di una nota, coinvolgendo e trasportando lo spettatore senza mai cadere nell’overacting. Tuttavia, i loro personaggi finiscono per reggersi esclusivamente sugli attori, a causa di una completa mancanza di costruzione narrativa.
Anche l’ottima Danielle Brooks è immersa nel divertimento e riesce a strappare diverse risate, interpretando però un personaggio dimenticabile che appare appena abbozzato. L’attrice risulta così poco valorizzata, e la sua Dawn non sembra mai davvero parte integrante dell’avventura.
La nota più amara arriva dai due ragazzi interpretati da Sebastian Eugene e Emma Myers; teoricamente protagonisti di questa storia. Un vero peccato, soprattutto considerando il talento dei due giovani attori che non hanno occasione di esprimersi appieno.
A sorprendere in positivo è invece la parte con una fantastica Jennifer Coolidge, coinvolta in una sottotrama del tutto irrilevante per la narrazione, ma esilarante nella sua assurdità.
Il cast, nel complesso, riesce a sollevare una storia che sembra mancare di direzione, dando vita a personaggi altrimenti piatti e privi di spessore.
Il regista invece non riesce a stupire, apparendo praticamente irriconoscibile. Presenta una messa in scena che manca di forza, sostenendosi integralmente su un forte comparto tecnico.
La fotografia, raramente di grande impatto, è comunque colorata e ricca di trovate visive; l’unione tra effetti pratici e digitali è eccellente, spesso impercettibile. L’animazione è di alto livello e le creature sono estremamente espressive. Chiude il cerchio una colonna sonora sorprendente e divertente, firmata dall’eccezionale Mark Mothersbaugh.
Un film Minecraft riesce a farci viaggiare in un mondo che, nonostante non sia profondamente costruito, è divertente da esplorare. Il suo mondo appare realizzato con cura e grande attenzione ai dettagli, ed è proprio questo ottimo lavoro a farlo risaltare sul grande schermo.
Ci si ritrova, in fin dei conti, esattamente davanti a ciò che prometteva di essere: una delirante avventura piena di colori e riferimenti. Ma, per citare titoli affini, chi cerca le tematiche di Barbie o la brillantezza di The Lego Movie dovrà guardare altrove.
Si esce dalla sala divertiti, ma con una certa sensazione di vuoto, chiedendosi se questo sia davvero il massimo che si possa offrire a un pubblico più giovane, o se esista ancora la possibilità di sfidarlo, offrendo un’esperienza davvero coinvolgente.