Saturday Night recensione film di Jason Reitman con Gabriel LaBelle, Rachel Sennot, Cory Michael Smith, Nicholas Braun, Willem Dafoe e J. K. Simmons.
Saturday Night di Jason Reitman è un film che suscita sentimenti contrastanti. Da una parte c’è l’affascinante premessa di immergersi nel dietro le quinte della prima puntata di Saturday Night Live (SNL), uno degli show più iconici della TV americana. Dall’altra, c’è il modo in cui questa storia viene raccontata, che a tratti sembra troppo “pulita” e ordinata per rendere giustizia al caos creativo che l’ha generata.
Il film segue Lorne Michaels, interpretato da Gabriel LaBelle, un giovane produttore alle prese con la gigantesca sfida di far andare in onda il suo nuovo programma live, tra mille imprevisti e personaggi difficili da gestire. Il punto di forza risiede proprio il ritmo frenetico che Reitman riesce a ricreare, trasportandoci nell’ansia e nella tensione dei 90 minuti prima della messa in onda. Il pubblico viene catapultato in un vortice di energia, tra corse nei corridoi, ego da gestire, sketch non pronti e continui colpi di scena. Questa energia, simile a quella vivisezionata da Damien Chazelle in Babylon, si traduce in movimenti di macchina nevrotici che seguono i personaggi quasi senza sosta.
Tuttavia, per quanto il ritmo sia coinvolgente, c’è un notevole contrappasso. Reitman sembra voler omaggiare troppo la Legacy del SNL e di Lorne Michaels, finendo per smussare gli angoli più spigolosi. La versione più cruda di quel mondo e di quel caos creativo viene spinta via dalla forza centrifuga del mito ma tutto appare un po’ troppo controllato, quasi sterilizzato. Ci sono momenti in cui il film sembra più interessato a celebrare i suoi protagonisti piuttosto che scavare nelle difficoltà reali che incontrarono.
Il cast di supporto, che include le nuove leve, come Rachel Sennot in rampa di lancio nei panni delle prime stelle di SNL come Chevy Chase, Dan Aykroyd e Gilda Radner, è ben centrato. Tuttavia molti di loro sembrano più figuranti che veri personaggi con reale profondità per esigenza di scaletta. È come se fossero lì, senza offrire davvero un contributo alla narrazione, solo per compiacere gli appassionati dello show, il vero target di riferimento già in sintonia con un pilastro culturale, desideroso di conoscerlo da un’angolazione nuova.
Saturday Night è infatti un ottimo leak di una parentesi tuttora aperta della storia televisiva americana, ma che manca di un contesto di riferimento lungo quasi cinquant’anni di sketch e trovate geniali.
Non si può parlare di film brutto o carente in chissà quali aspetti. Tuttavia, quando si accende la luce rossa della trasmissione live, resta in bocca la sensazione di aver partecipato a scatola chiusa ad un concorso senza averne letto prima accuratamente il bando.