Pulse

Pulse recensione serie tv ideata da Zoe Robyn con Willa Fitzgerald [Netflix]

Pulse recensione serie tv ideata da Zoe Robyn con Willa Fitzgerald, Colin Woodell, Justina Machado, Jack Bannon e Chelsea Muirhead [Netflix]

Pulse ideata da Zoe Robyn (Credits: Netflix)
Pulse ideata da Zoe Robyn (Credits: Netflix)

L’ospedale è da sempre un’ambientazione prediletta dalla serialità. Il caposaldo moderno è senza dubbio ER, che negli anni ‘90 fece la storia della televisione.

Mentre le serie procedural — tanto poliziesche quanto medical — si occupavano di un solo caso per puntata, il policlinico di Chicago era un inferno dove i problemi non finivano mai, e i pazienti arrivavano sotto i ferri dei dottori (e sotto gli occhi degli spettatori) con una velocità e una frenesia traumaticamente realistiche. Ancora oggi la serie risulta insuperata e insuperabile: un titano con cui il confronto è inevitabile per chiunque provi a giocare nel suo campo.

Grey’s Anatomy è un altro tassello fondamentale del mosaico della televisione ospedaliera. Se la sua rivale Dottor House sposava le tecniche del thriller (trasformando i medici in veri e propri detective della diagnosi), la creazione di Shonda Rhimes mise l’accento sugli scontri e le carriere degli studenti, riprendendo le dinamiche del dramma scolastico. Il tutto, ovviamente, condito da una componente fondamentale quanto respingente per certo pubblico un po’ snobista: le sottotrame amorose.

Ogni nuova serie medical deve confrontarsi con questi mostri sacri e scegliere cosa rubare da ciascuno di essi, cercando al tempo stesso una propria cifra stilistica. Pulse, disponibile su Netflix, tenta una crasi fra lo stile realistico di ER e il melodramma amoroso di Grey’s Anatomy.

Alla fine dei suoi dieci episodi, la serie non riesce a trovare un’impronta veramente personale per distinguersi in maniera netta dalle concorrenti. Quello che riesce a fare, però, è regalare dieci ore di buon intrattenimento.

Il racconto comincia in piena corsa, con un uragano che investe la città di Miami. Il personale del Centro Traumatologico deve riuscire a salvare le vittime della tempesta mentre il cataclisma naturale distrugge i generatori e impedisce l’arrivo dei soccorsi. In più, la dottoressa Danny Simms (Willa Fitzgerald) ha appena denunciato per molestie sessuali il suo superiore, il dottor Phillips (Colin Woodell), con il quale aveva una relazione nascosta.

I primi tre episodi, nei quali l’uragano continua a creare disagi catastrofici, sono sicuramente i più adrenalinici e riusciti di tutta la stagione, e scorrono con un ritmo serrato capace di generare momenti di genuino terrore e sorpresa.

Sfortunatamente, finito l’uragano, il sole di Miami rimpiazza le oscure nubi della tempesta, splendente sulle vite sentimentali dei medici. Si finisce così nel territorio già ampiamente battuto della soap opera più classica, il cui manuale viene rispettato per il piacere di tutti gli appassionati.

Abbiamo il classico gioco di politica ospedaliera, fatto di scalate di carriera e pugnalate alle spalle. Ci sono le relazioni fra colleghi tenute nascoste per paura di ripercussioni e non mancano le relazioni proibite fra dottore e paziente.

Anche nelle tematiche affrontate ci ritroviamo di fronte i classici spunti: la durezza e la scontrosità di certi medici contrapposta alla gentilezza di altri, l’ambizione contrapposta all’altruismo, e poi ancora il nepotismo, il nonnismo, il bilanciamento fra vita privata e professionale.

Va però riconosciuto come Pulse affronti in modo sfaccettato le problematicità che nascono da una relazione fra colleghi. L’amore che lega Danny e Xander è puro, ma è carico di criticità e dubbi più che leciti. E se fosse tutto frutto di una dinamica di potere sbilanciata? In che modo essere sicuri del merito dei propri risultati, quando un partner può influenzare la nostra carriera con una parola?

L’ospedale è poi frequentato dalle figure ormai quasi archetipiche che siamo abituati a vedere in questo tipo di racconto. L’intraprendente dottoressa in carriera si innamora del suo superiore, il chirurgo donnaiolo ed egoista (Jack Bannon); il caposala dal carattere tenero accudisce i colleghi come una mamma; la nuova tirocinante (Daniela Nieves) affronta con entusiasmo e ottimismo il mondo ospedaliero, ma ne subisce presto la spietatezza.

Eppure, nonostante non brilli certo per originalità, non si può negare che la serie riesca a catturare lo spettatore e a immergerlo nelle vite di questi personaggi. Merito di un cast perfettamente assemblato e vivace, la cui alchimia perfetta crea quell’atmosfera di cameratismo che si vuole continuare a vedere, episodio dopo episodio.

Pulse ideata da Zoe Robyn (Credits: Netflix)
Pulse ideata da Zoe Robyn (Credits: Netflix)

Sintesi

Pur non rivoluzionando il proprio sottogenere, Pulse riesce a tratteggiare un cast di personaggi vibrante ed accogliente, le cui vicende personali seguono sicuramente i canoni della soap opera più smaccata, ma con tale convinzione e mestiere da risultare coinvolgenti e toccanti.

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