Lilo & Stitch

Lilo & Stitch recensione film di Dean Fleischer Camp [Anteprima]

Pochi mesi dopo l’uscita di Biancaneve, il colosso Disney riprende la strada del remake scegliendo Lilo & Stitch.

Lilo & Stitch recensione film di Dean Fleischer Camp con Maia Kealoha, Sydney Agudong, Chris Sanders e Zach Galifianakis [Anteprima]

di Tancredi Toffoli

Lilo & Stitch recensione di Dean Fleischer Camp (Credits: The Walt Disney Company Italia)
Lilo & Stitch recensione di Dean Fleischer Camp (Credits: The Walt Disney Company Italia)

Lilo & Stitch si inserisce nella lunga serie di remake live-action targata Disney, che ormai da anni cerca di rivitalizzare i classici con cui sono cresciute intere generazioni. Una tendenza che ha causato diverse controversie: dopo alcuni esperimenti interessanti, il rischio è di scadere in un’imitazione che aggiunge poco e nulla al film originale, arrivando addirittura a banalizzarli.

Le recenti polemiche che hanno coinvolto l’ultimo remake di Biancaneve confermano un sentimento di crescente impazienza da parte del pubblico, che ha reagito negativamente al botteghino.

Nell’adattamento diretto da Dean Fleischer Camp ci troviamo alle Hawaii, dove una bambina solitaria, Lilo (Maia Kealoha), fatica a costruirsi una vita normale dopo la morte dei genitori e subisce i soprusi delle sue coetanee da cui si sente diversa. La sorella, Nani (Sydney Agudong), intanto prova a farle da mamma destreggiandosi tra mille difficoltà e cercando di evitare una fastidiosa assistente sociale che minaccia di toglierle l’affidamento della sorella.

Quando tutto sembra andare nel peggiore dei modi, Lilo incontrerà in un canile un alieno che inizialmente verrà scambiato per un cane. L’extraterrestre, prima denominato 626 ma che poi diventerà Stitch, è un esperimento creato dallo scienziato Jumba Jookiba (Zach Galifianakis) come arma di distruzione di massa.

L’incontro con Lilo cambierà la vita dei due protagonisti, portandoli a stringere un forte legame. Grazie al suo aiuto, Stitch riuscirà a fuggire dalle grinfie dello scienziato che tenta di riportarlo sul suo pianeta per attuare un piano di distruzione di massa.

Lilo & Stitch recensione di Dean Fleischer Camp (Credits: The Walt Disney Company Italia)
Lilo & Stitch recensione di Dean Fleischer Camp (Credits: The Walt Disney Company Italia)

Lilo & Stitch è un adattamento che ha poco da offrire in termini di originalità e reinterpretazione ma sembra piuttosto una stanca ripetizione di scene e personaggi iconici del lungometraggio d’animazione del 2002. Grazie all’indiscutibile forza del film originale non mancano alcuni sketch divertenti e l’uso della CGI è limitato al piccolo Stitch, donando al film una sobrietà apprezzabile.

La vera forza del film risiede proprio nel piccolo alieno e nella sua lenta trasformazione da macchina distruttrice a essere dotato di rara sensibilità. Non a caso le dinamiche tra Lilo e Stitch, a scapito di qualche espediente retorico, funzionano e finiscono anche per strappare qualche risata. Il film inciampa soprattutto nei personaggi di contorno che spesso sono abbozzati e rovinano la linea narrativa che ha un pesante calo nella parte finale.

Alla fine, il rischio è quello di cercare di accontentare in tutti i modi una fanbase che ha eletto Stitch come uno dei personaggi Disney più famosi di sempre. La regia sembra più attenta a risvegliare l’attenzione commerciale che il personaggio principale aveva ottenuto, quando raggiunse un successo anche nell’ambito dei giochi e dei gadget.

La ricetta commerciale della Disney ormai inizia ad essere ripetitiva: divertire in modo semplice, senza addentrarsi in interpretazioni che potrebbero urtare il pubblico e mettere in crisi un fenomeno sempre più commerciale che cinematografico.

Gli ultimi film targati Disney finiscono per richiamare alla memoria un dubbio amletico che da sempre accompagna gli appassionati della settima arte: qual è il sottile margine in cui il cinema rimane al servizio dell’industria cinematografica come mezzo artistico e quando invece si trasforma unicamente in uno sfruttamento commerciale ed economico?

Una domanda rispolverata negli ultimi anni dove molti cineasti, tra cui Martin Scorsese, si espressero negativamente sul fenomeno Marvel definendo i film di quell’universo più vicini a dei parchi di divertimento rispetto alle emozioni tipiche del “vero” cinema. Queste parole hanno generato una lunga polemica con una spaccatura tra chi definiva anche i blockbuster come film capaci di trasmettere emozioni profonde e chi controbatteva definendo la maggio parte di questi fenomeni come schiavi di franchise legati a formule predefinite che limitano qualsiasi libertà artistica e creativa.

Gli ultimi remake Disney, tra cui l’appena uscito Lilo & Stitch, intercettano perfettamente una lunga diatriba dialettica che appassiona i cinefili di tutto il mondo.
In questo momento, la Disney sembra adottare una strategia più conservatrice, orientata a rivitalizzare un fenomeno commerciale piuttosto che a seguire una linea autoriale capace di rileggere in chiave moderna quei classici che in passato hanno offerto profonde riflessioni psicologiche ed etiche.

Lilo & Stitch recensione di Dean Fleischer Camp (Credits: The Walt Disney Company Italia)
Lilo & Stitch recensione di Dean Fleischer Camp (Credits: The Walt Disney Company Italia)

Sintesi

In alcuni momenti risulta piacevole, ma una volta usciti dalla sala, resta ben poco: l’operazione appare più come un progetto commerciale freddo, privo di quella capacità di emozionare milioni di spettatori che ha reso immortali i classici Disney.

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