L’Eternauta

L’Eternauta recensione serie tv creata da Bruno Stagnaro con Ricardo Darìn [Netflix]

La serie basata sul fumetto omonimo di Héctor Germán Oesterheld e Francisco Solano López disponibile su Netflix.

L’Eternauta recensione serie tv creata da Bruno Stagnaro con Ricardo Darìn, Carla Peterson, Cèsar Troncoso e Andrea Pietra [Netflix]

L’Eternauta serie tv creata da Bruno Stagnaro (Credits: Netflix)
L’Eternauta serie tv creata da Bruno Stagnaro (Credits: Netflix)

Siamo a Buenos Aires, e come tutti i giovedì Juan Salvo (Ricardo Darìn) si trova con i suoi amici per una partita a carte. Ma una misteriosa neve comincia a scendere sulla città. Quelli che ci entrano in contatto crollano al suolo, morti sul colpo. È l’inizio di una lotta per la sopravvivenza che farà scoprire a Juan e ai suoi amici se gli esseri umani sono più propensi a eliminarsi l’un l’altro o a far fronte comune contro le difficoltà. Anche perché la neve è solo l’inizio di qualcosa di più grande di tutti loro.

Nel 2018 il regista Bruno Stagnaro s’imbarcò in un’impresa in cui molti si erano cimentati per più di cinquant’anni, uscendone sempre sconfitti. L’Eternauta, scritto da Héctor German Oesterheld e disegnato da Francisco Solano Lopez, non è solo una delle opere più importanti della storia del fumetto mondiale, ma è soprattutto una delle pagine più importanti della cultura argentina.

Nell’opera originale, cominciata nel 1957, la Terra viene invasa da una specie aliena intenzionata a schiavizzare i suoi abitanti. Grazie alla determinazione del protagonista Juan Sàlvo e alla collaborazione collettiva, la lotta contro il nemico comune accende gli animi e riunisce i cuori di tutti gli esseri umani, uniti dagli ideali di resistenza e libertà.

È impossibile slegare L’Eternauta dal suo contesto storico-culturale. L’invasione aliena che minaccia il pianeta era dapprima intesa come metafora e critica dell’imperialismo americano, ma oggi viene universalmente riconosciuta come un’anticipazione del golpe di Jorge Rafael Videla che nel 1976 sovvertì la società argentina.

Oesterheld, membro attivo dei montoneros (gli attivisti che si opponevano al regime militare), partecipò alla lotta contro la dittatura nell’unico modo possibile: scrivendo un fumetto popolare che cercasse di risvegliare gli animi dei lettori e li spronasse a non abbandonare mai la lotta. Dopo aver scritto gli ultimi capitoli della sua opera più importante, Oesterheld fu rapito e diventò uno dei tanti desaparecidos vittime del regime. L’Eternauta ha così incorporato automaticamente i valori della resistenza a ogni costo in nome di libertà e uguaglianza.

L’Eternauta serie tv creata da Bruno Stagnaro (Credits: Netflix)
L’Eternauta serie tv creata da Bruno Stagnaro (Credits: Netflix)

Adattare un’opera del genere, carica di un tale portato storico, non era affatto semplice. La scelta più importante di Stagnaro riguarda la gestione del materiale narrativo originale: come distribuire un’epopea tanto variegata nell’arco di pochi episodi? Stagnaro e Ariel Staltari hanno scritto la serie come suddividendola in piccoli blocchi formati da una coppia di episodi ciascuno.

Il primo blocco mostra l’arrivo della nevicata e l’impatto che ha sulla vita dei cittadini di Buenos Aires, che improvvisano strategie di sopravvivenza ed esplorano questo nuovo mondo. Nel secondo blocco si porta in scena quella lotta fra simili alla homo homini lupus tipica di molte narrazioni post-apocalittiche (prima fra tutte The Last of Us, da cui si attinge anche qualche spunto narrativo per dare un po’ più di trazione emotiva). È solo nel terzo blocco che la minaccia comune richiama tutti alla disciplina, rendendo chiaro che il nemico da combattere è uno solo.

Una tale impostazione narrativa permette di esplorare e respirare ampiamente un mondo vibrante e visivamente iconico (vederlo sullo schermo aiuta a rendersi conto di quanto la cultura popolare abbia saccheggiato dalla versione cartacea dell’Eternauta), fotografato e composto da un reparto tecnico che ha poco da invidiare alle serie americane con budget ben più sostanziosi. A farne le spese, però, è il ritmo narrativo.

Per quattro episodi restiamo quasi sempre all’oscuro del grande schema delle cose, accompagnando i personaggi da un punto all’altro della città e immergendoci nelle loro relazioni personali. Poi, gli ultimi due episodi ci lanciano con una velocità sconvolgente in una guerra dei mondi che, seppure piena di buoni momenti d’azione, sembra restare sempre in superficie. Infine, quando il pubblico comincia ad annusare il finale, gli autori rilanciano tutto verso una prossima stagione.

Nonostante una certa insoddisfazione per la mancanza di una qualsiasi forma di chiusura (anche leggera), è difficile non lodare gli sforzi produttivi di un team che ha creduto davvero in un progetto e che l’ha realizzato al meglio, a testimonianza di uno dei messaggi più importanti dell’opera: il fatto che la forza di uomo possa cambiare qualcosa solo se inserita all’interno di un gruppo.

Juan Salvo, infatti, è sì il protagonista della vicenda ed è attraverso gli occhi glaciali di Ricardo Darìn, che penetrano nello spettatore anche attraverso l’iconica maschera da sub, che seguiamo la vicenda. Ma Juan è solo una tessera di un mosaico di personaggi (gente comune, non eroi all’americana stereotipati), portato in scena da un cast estremamente riuscito, che Oesterheld stesso definiva un “eroe collettivo”.

L’Eternauta serie tv creata da Bruno Stagnaro (Credits: Netflix)
L’Eternauta serie tv creata da Bruno Stagnaro (Credits: Netflix)

Sintesi

Senza la conferma dello sviluppo di una seconda stagione, L’Eternauta rimane una speranza, una promessa tronca di qualcosa che, speriamo, possa arrivare. Perché la lotta all’oppressione deve continuare e perché, in un mondo dove l’umanità sembra sempre più divisa, abbiamo bisogno di narrazioni che spronino all’unità.

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