L’amore, in teoria recensione film di Luca Lucini con Nicolas Maupas, Martina Gatti, Caterina De Angelis e Francesco Salvi
di Simone Luciani
Il regista di Tre metri sotto al cielo e Come diventare grandi nonostante i genitori, Luca Lucini, torna in sala con una commedia romantica.
L’amore, in teoria segue Leone, laureando in filosofia timido innamorato, non ricambiato, della bellissima Carola. Quando il fidanzato di Carola finisce in problemi legali, Carola lascia che colpa ricada su Leone, lasciandolo a dover scontare i servizi sociali. Ma è lì che Leone incontra l’estroversa attivista Flor e, dopo esser stato tradito dalla sua precedente fiamma, Leone trova quello che potrebbe essere il suo primo, vero amore.
Luca Lucini torna dietro la macchina da presa presentando però al pubblico una regia piuttosto piatta, ma con una messa in scena sempre seguibile e adeguata alla storia. Si sente, nonostante le imperfezioni, la mano di un regista con molta esperienza sulle spalle, che riesce a dare al film una presentazione cinematografica comunque funzionale.
L’amore, in teoria, crolla però sotto il peso di una sceneggiatura che appare già datata e fuori tempo. Si parla di amore moderno, ma attraverso dialoghi irrealistici, interazioni poco naturali e cliché che sembrano usciti dai primi anni Duemila. Si porta in scena una falsa idea di gioventù: un’immagine che riesce a essere al contempo idolatrante e lesiva.
Il protagonista, Leone, non ci viene mai pienamente raccontato. Non approfondiamo né la sua totale adorazione per Carola, né la sua passione per la filosofia, elementi che dovrebbero motivarlo nel primo atto del film. Mentre Leone si muove tra bugie e inettitudine, il film sembra eccessivamente concentrato sul cosa faccia, piuttosto che sul perché.
Nicolas Maupas non riesce a dare forza a un protagonista che non ha la possibilità di crescere. Nemmeno il disfunzionale rapporto con il padre (Francesco Colella) riesce a emozionare o a dare una risoluzione emotivamente soddisfacente.
Anche nelle donne di questo film troviamo una mancanza di forza che non lascia liberi le attrici. Troviamo Carola (Caterina De Angelis) una ragazza privilegiata e che comanda a bacchetta il protagonista. E Flor (Martina Gatti), estroversa attivista completamente opposta a Leone, la cui vita rimane completamente estranea allo spettatore.
Due donne che sbagliano ripetutamente, ma che finiscono sempre per essere giustificate. Nonostante la sua ambizione di modernità, L’amore, in teoria finisce per assolvere comportamenti tossici femminili pur di mantenere viva un’idea di galateo ormai superato.
Piacevole invece da seguire è il Meda di Francesco Salvi, una specie di mentore amoroso per Leone. L’attore riesce a portare leggerezza al film e, nonostante si muova troppo spesso tra frasi fatte, riesce a far sorridere il pubblico.
Attraverso il giovane cast si tenta di esplorare il mondo e il contesto giovanile, ma manca la forza autentica dei giovani: il loro umorismo, le loro difficoltà, la loro sporcizia. La vita dei ragazzi, in questa storia, ruota unicamente attorno alla sfera sessuale e all’ottenimento della laurea, lasciando fuori passioni, inquietudini e avventure. Si celebra una gioventù ribelle e contemporanea, ma senza davvero comprenderla.
Attraverso la storia d’amore tra Leone e Flor si tenta di intrecciare filosofia e attivismo, ma manca la forza narrativa necessaria per esplorare davvero questo tema. Il film si perde in lunghi spiegoni, affrontando argomenti in modo superficiale e senza mai davvero sfidare lo spettatore.