La vita da grandi recensione film di Greta Scarano con Matilda De Angelis e Yuri Tuci
La vita da grandi è un film tranquillo.
Non un film d’autore ricercato o un film d’intrattenimento vivace con il solo scopo di far divertire il pubblico. Si tratta di uno di quei prodotti che è un bene ogni tanto escano. Quelle pellicole che cercano di sensibilizzare su certi argomenti senza una retorica forzata o buonismo da quattro soldi.
In La vita da grandi, i personaggi riescono nella loro impresa di vivere che potremmo definire “sognante”, ma questo non significa che i loro problemi finiscano lì. Purtroppo, il personaggio di Omar (interpretato da Yuri Tuci, attore realmente affetto da autismo) nonostante l’impresa che compie, non esaurisce i problemi che dovrà affrontare nel corso della sua vita. La protagonista Irene (interpretata da Matilde De Angelis) riscopre certo lati nascosti di sé stessa, ma c’è una vena di malinconia: la vita è stata dura anche con lei, e non riuscirà mai a realizzare il suo sogno di fare la comica. Tuttavia, forse ha scoperto che far ridere suo fratello è un ottimo passatempo, nonostante all’inizio del film quasi lo considerava come un oggetto dimenticato della sua casa d’infanzia.
Greta Scarano, una delle attrici italiane più interessanti del momento, ha deciso di esordire alla regia con un progetto simpatico e che può far riflettere sia i giovani che gli adulti. Di fatto si può considerare un ottimo prodotto da mostrare nelle scuole superiori e persino nelle medie.
Il film è una buona commedia che soffre dei tipici difetti di un’opera prima. A volte sembra che gli attori fra loro si siano divertiti moltissimo tra loro e la chimica è palpabile. Tuttavia, la recitazione è altalenante fra il simpatico sufficiente di alcuni comprimari al magnetismo della ormai consueta bravura di Matilde De Angelis. In fase di scrittura a volte si tende a scavare, ma non abbastanza, poiché alcuni personaggi cambiano idea solo per arrivare a un determinato punto, piuttosto che per una caratterizzazione solida. Ma detto questo, La vita da grandi è comunque godibile e intrattiene senza pesare. Anzi i momenti comici che coinvolgono tutti i personaggi che circondano Omar – altre persone affette da neurodivergenze di vario tipo – sono molto simpatiche e catturano lo spettatore. Ci sono anche battute inaspettate e, nonostante l’ingenuità percepita all’inizio dallo spettatore, più il film prosegue più cattura e fa sorridere.
La narrazione non ha strafalcioni di alcun tipo e tutto risulta alquanto fluido. La domanda che viene posta allo spettatore è: “cosa vuol dire essere adulti?”. Perché le persone non affette da neuro divergenze spesso considerano normali e facili certe cose che fanno ogni giorno, ma per altri non lo sono affatto. Altre attività, che per chi è autistico risultano banali, per noi possono sembrare impossibili.
Quindi la vera domanda è: essere adulti significa davvero ciò che pensiamo noi? Da quando essere adulti implica rinunciare ai propri sogni, dire di no a certe esperienze perché è stupido buttarsi o perché “chissà cosa penseranno gli altri di me”? E così Irene impara molto di più da Omar che viceversa, il che è uno degli aspetti più positivi del film. Un film forse non perfetto, ma che non fa male a nessuno e che vale la pena di essere visto.