Hamilton recensione film di Thomas Kail con Lin-Manuel Miranda, Daveed Diggs, Renée Elise Goldsberry, Leslie Odom Jr. e Phillipa Soo
Hamilton è uno dei pochi spettacoli di Broadway a non aver mai ricevuto un adattamento cinematografico in grado di abbattere la barriera che divide il teatro musicale dal resto della cultura pop affermandosi come uno dei capisaldi della nuova frontiera musicale-teatrale, un vero e proprio mito dei tempi moderni, un’amalgamarsi di talento che accomuna ogni singolo membro del cast della produzione originale di Broadway, tra i partecipanti: il creatore e protagonista Lin-Manuel Miranda, il regista Thomas Kail, Christopher Jackson (George Washington), Leslie Odom Jr. (Aaron Burr), Phillipa Soo (Eliza Hamilton), Renée Elise Goldsberry (Angelica Schuyler) e Daveed Diggs (Marquis de Lafayette e Thomas Jefferson).
Il film musicale è stato rilasciato, a causa della pandemia da COVID-19, in esclusiva sulla piattaforma streaming Disney+ dalla produzione Broadway originaria.
Occorre ricordare che assistere ad un musical di Broadway è un’esperienza riservata a pochi. Tra le varie forme di intrattenimento, i musical appartengono a un genere di nicchia che spesso fatica ad essere introdotto nell’immaginario collettivo; proporre dunque una distribuzione in media mainstream è qualcosa di oggettivamente sorprendente, una mossa coraggiosa che farà conoscere ad un pubblico interamente nuovo questo spettacolo.
Il musical ha avuto il grande merito di attualizzare e rendere accessibile ad un pubblico trasversale la figura dei Padri Fondatori degli Stati Uniti e in particolare quella del protagonista. Hamilton è stato una figura poliedrica: come politico, con la ratifica della Costituzione del 1789, Washington divenne Presidente nominando Hamilton come primo Segretario del Tesoro degli Stati Uniti; come giornalista, ha fondato il New York Post (quotidiano tutt’oggi attivo); come economista ha istituto la prima banca centrale americana, ha condotto la sua battaglia per trasferire a livello federale parte del debito accumulato dalle 13 colonie durante la guerra di indipendenza fondando la Bank of New York, prima banca commerciale statunitense e prima società a quotarsi sulla Borsa di New York, ad oggi, la prima banca depositaria al mondo come dimensione.
Una vita densa e vissuta fino in fondo, terminata presto, a soli 49 anni, in un tragico duello; dunque un simbolo del sogno americano ma anche lo spettro di un evidente divario del XVIII secolo. Tra le molteplici citazioni ed omaggi ricevuti, la figura di Hamilton è stata citata nel corso degli anni nel film Knives Out, nella serie tv Una Mamma per amica, nella serie d’animazione Netflix Big Mouth e nei fumetti degli X-Men.
Il musical scritto e interpretato da Lin-Manuel Miranda debutta per la prima volta nel 2015 a Broadway, divenendo negli Stati Uniti un eclatante fenomeno culturale premiato con 11 Tony Awards (gli Oscar del teatro) e persino un premio Pulitzer (per la drammaturgia) che ha fatto conoscere al mondo il talento del compositore, poi scelto anche per le canzoni di Oceania e come attore in Il ritorno di Mary Poppins.
Lo stile di Miranda è energico e molto legato alla storia dei musical grazie ai classici Disney come La sirenetta, di cui ricorda soprattutto In fondo al mar, un vero e proprio musical sul fondo dell’Oceano. Inoltre Miranda ammette che è stata proprio La sirenetta e quel pezzo in particolare a farlo innamorare dello storytelling dei musical; le sue maggiori ispirazioni furono Rent e West Side Story, un musical con le parole di Stephen Sondheim e musiche di Leonard Bernstein, liberamente tratto dalla tragedia di William Shakespeare Romeo e Giulietta. Insomma un artista a tutto tondo. Basti pensare che secondo i piani del Dipartimento del Tesoro, il ritratto di Hamilton sulla banconota da 10 dollari avrebbe dovuto essere sostituto da un ritratto di un altro personaggio storico ma la fama prodotta dal musical, nel 2015, ha fatto sì che il Dipartimento confermasse il vecchio formato.
L’adattamento cinematografico dello spettacolo è liberamente tratto dalla biografia Alexander Hamilton scritta dallo storico Ron Chernow pubblicata nel 2004 e la regia della versione filmata dello spettacolo teatrale è a cura di Thomas Kail, che nel 2016 ha avuto modo di affinare le sue abilità con Grease Live, l’adattamento musical per la tv di Grease, esperienza fondamentale per tradurre al meglio la trasposizione teatrale di questo show. Hamilton è stato ripreso con tecniche cinematografiche nel giugno del 2016. La troupe ha ripreso il musical utilizzando di volta in volta inquadrature e angolazioni diverse avendo accesso ad ogni singola scena ripresa in ogni modo possibile, traducendosi in fase di montaggio nella versione cinematografica dello show, in cui l’azione è ripresa in modo dinamico; l’opera, infatti, promette di far vivere al pubblico un’esperienza inedita resa possibile dalla combinazione delle migliori tecnologie cinematografiche con il teatro dal vivo. Il brano con cui si apre lo spettacolo, l’omonimo Alexander Hamilton, un’esibizione alternata di canti e rap, riassume e anticipa la vita del protagonista introducendo anche il personaggio di Aaron Burr, ex senatore statunitense, fin dall’inizio una figura complementare a quella di Hamilton con cui forma una dualità protagonista-antagonista.
Successivamente con il brano My Shot (letteralmente tradotto Il mio colpo) Alexander Hamilton stupisce molti giovani rivoluzionari con le sue capacità verbali, parlando del suo desiderio di essere ricordato. Un altro brano significativo presente nel musical è The Room Where It Happens con giochi di parole intelligenti ed un significato profondo, interpretato da Leslie Odom Jr. nei panni di Aaron Burr.
Il numero musicale dell’Atto II spiega il compromesso del 1790, in cui Alexander Hamilton fece un accordo segreto con Thomas Jefferson e James Madison che influenzò il futuro dell’America trattando tematicamente dell’eredità degli artisti principali. Burr conclude la canzone con le parole click, boom, che fungono immediatamente da punto esclamativo per la performance che prefigura il duello finale. I temi principali che trovano spazio per tutta la durata dell’opera sono la grandezza di una nazione costruita dal duro lavoro dei suoi cittadini e l’eredità, intesa come lascito per le generazioni future.
A prendersi il proprio spazio sono anche le donne, figure centrali come la moglie Eliza (Phillipa Soo) e la cognata Angelica (Renée Elise Goldsberry), presenze costanti nella vita di Alexander. Dove la storia non ha concesso loro di far sentire la propria voce, Miranda interviene con un energico pezzo rap per l’impeccabile Renée Elise Goldsberry e con canzoni emozionanti per Phillipa Soo, che, dando profondità al suo personaggio, lo liberano dalla limitante prigione del ruolo della moglie devota. Non a caso proprio ad Eliza è affidato il brano finale, Who Lives, Who Dies, Who Tells Your Story, che celebra la responsabilità che lei e la sorella ebbero nella trasmissione dell’eredità (la tanto citata legacy) di Hamilton dopo la sua morte; all’interno del musical non mancano veri e propri pezzi di bravura, che danno ai loro interpreti la chance di brillare come accade con Satisfied, What’d I Miss e The Room Where It Happens, eseguiti dai tre vincitori del Tony Renée Elise Goldsberry, Daveed Diggs e Leslie Odom Jr..
Il musical è stato ampiamente elogiato diventando parte della cultura pop di massa grazie ad una perfetta alchimia tra hip-hop e storia moderna in grado di appassionare il pubblico come mai prima d’ora. Hamilton vive di un’energia che passa tutta per quelle canzoni che fanno la storia del musical e che ribattono proprio sulla necessità di assicurarsi un’eredità per il futuro.
Sono questi i motivi ricorrenti che descrivono il personaggio di Hamilton il quale, grazie al duro lavoro, all’ambizione e alla perseveranza riesce ad avere enormi successi. Tutto ciò la rende un’opera ancora più rilevante che ci lascia cogliere una delle lezioni più significative e cioè: non abbiamo il controllo su come la storia ci giudicherà ma abbiamo il controllo sui nostri valori e sui nostri obiettivi; l’ambizione di Hamilton deriva dal suo impegno nei confronti delle sue convinzioni e nel renderle realtà. Questo ci fa comprendere il senso della vita che attraverso le nostre radici consolida il nostro posto nella storia.