Futura recensione film di Lamberto Sanfelice con Niels Schneider, Daniela Vega, Matilde Gioli, Aurora Onofri, Stefano Di Battista, Olivia Trummer e Maurizio Urbani
Devo suonare. Non voglio più fare nient’altro. Voglio solo suonare.
(Niels Schneider in Futura)
Dopo l’esordio con Cloro e la sua Jenny virtuosa del nuoto sincronizzato, Lamberto Sanfelice con Futura torna a raccontare la storia di un dark horse che ha messo troppo a lungo da parte il suo talento a causa delle avversità incontrate durante il percorso, finché la fiamma dell’amore per il jazz torna ad ardere incontrollabile ed il protagonista riprende ad inseguire il suo grande sogno.
Louis, interpretato da Niels Schneider (J’ai tué ma mère e Les amours imaginaires di Xavier Dolan) ha mollato la musica senza darsi una vera possibilità, schiacciato dalle aspettative del padre, ormai scomparso vittima dell’eroina, che crede di aver deluso, musicista fenomenale (omaggio al sassofonista Massimo Urbani) le cui dita volavano sui passaggi senza mettere un grammo di pressione sulle chiavi, riuscendo a portare il pubblico nel suo mondo fatto di note.
Voglio portarvi nella musica, voglio portarvi con me. L’unica cosa che conta è la musica, non so fare nient’altro.
(Niels Schneider in Futura)
Ma la musica non è una strada semplice, gli artisti si barcamenano tra aperture dei supermercati e funerali musicali aspettando il grande concerto, mentre Louis ha preferito inseguire le cose facili, iniziando a sfruttare le corse notturne con il suo taxi per spacciare droga agli ordini di Lucya, interpreta da Daniela Vega – protagonista di Una donna fantastica di Sebastián Lelio, premio Oscar per il miglior film in lingua straniera – trans cilena anche lei legata alla musica grazie alla sua splendida e potente voce lirica che esibisce nei locali notturni, desiderosa di ricongiungersi con il figlio lontano e mai conosciuto avuto prima della transizione, attanagliata da rimorsi e paure.
Sullo sfondo, il rapporto apatico e distante di Louis con la figlia Anita (Aurora Onofri) e la moglie Valentina (Matilde Gioli), anche lei cantante come Lucya, che lo accusa di averle utilizzate come scusa per lasciare la musica, terrorizzato di non essere un fenomeno come il padre, mancando sia di alimentare la sua ambizione sia di assumersi la responsabilità di occuparsi della sua famiglia, perso tra locali notturni, sostanze stupefacenti e attività criminali.
Impreziosito dalle composizioni originali e dai virtuosismi dei jazzisti Stefano Di Battista ed Enrico Rava, presenti nel cast artistico e autori delle musiche insieme a Lorenzo Cosi e Giovanni Damiani, Futura mette in scena tuttavia personaggi che appaiono distanti nelle loro relazioni ed interazioni, tra dialoghi eccessivamente didascalici o forzatamente ingiuriosi e contraddizioni che rovesciano improvvisamente i ruoli e le premesse della pellicola, rivelando l’anima nera di caratteri traditori e senza speranza che si avvicinano così agli stereotipi dai quali cercavano di rifuggire.
L’opera seconda di Lamberto Sanfelice procede tra dramma, film musicale e thriller senza tuttavia che ci sia un chiaro registro a prevalere, con il thriller che sfuma poco prima di osare e il dramma familiare che vede nel ruolo della moglie Valentina una presenza sfocata e passiva, così come il suo protagonista che, dopo gli iniziali proclami, sembra subire passivamente gli eventi che lo investono, salvo trovare poi la personalità per una notte di sesso occasionale, personaggio raccontato in qualche modo dall’azzeccato tema musicale Dopotutto di Federica Carta.