Frozen Hot Boys

Frozen Hot Boys recensione film [Netflix]

Frozen Hot Boys recensione film di Tanakit Kittiapithan e Naruebordee Wechakum [Netflix]

Se si volesse inserire all’interno di un genere Frozen Hot Boys, disponibile su Netflix, si potrebbe inquadrarlo nei “film dove un gruppo di underdog si cimenta in uno sport distante anni luce dal loro contesto culturale”. Sembra assurdo pensare che esista più di un film con una premessa così specifica, ma pellicole come Quattro sottozero e Sette uomini a mollo dimostrano che questo tipo di storie è più frequente di quello che si possa credere.

Il punto di forza di questi film è sicuramente l’assurdità della premessa narrativa, che fornisce le munizioni per diverse situazioni comiche. In Quattro sottozero degli sprinter giamaicani si trasformavano in un equipaggio di bob per partecipare alle olimpiadi invernali. Sette uomini a mollo vedeva sette uomini di mezz’età, delusi e malinconici, partecipare ai mondiali di nuoto sincronizzato maschile.

In Frozen Hot Boys i ragazzi di un carcere minorile thailandese partecipano ai campionati di scultura del ghiaccio. Nessuno di loro ha mai visto la neve da vicino, ma grazie alla grinta della loro insegnante (Natapohn Tameeruks) i giovani riescono a trovare l’occasione per il loro riscatto.

Sono tutte storie dove temi come la rivincita nei confronti di una vita ingiusta e il voler dimostrare il proprio valore la fanno da padrone. È naturale quindi che l’atmosfera di Frozen Hot Boys sia permeata da quell’ingenuità da feel-good movie che sfocia nel sentimentalismo. Tutto è possibile grazie ai buoni sentimenti e al lavoro di squadra, e le avversità sono presenti ma mai drammatiche, grazie all’amicizia e a una risata.

Và riconosciuto che i registi Tanakit Kittiapithan e Naruebordee Wechakum non distolgono del tutto lo sguardo dalla realtà che li circonda. Hanno infatti il coraggio di mettere in scena gli effetti della violenza giovanile, tra punizioni corporali in prigione e genitori alcolizzati che condannano i figli a una vita di crimini. Nessuno, quindi, sta fingendo che il mondo sia un luogo incantato e perfetto.

Il tono generale del film, però, è decisamente all’insegna di una comicità urlata e sopra le righe tipica della commedia asiatica. Un personaggio come quello di Boy (Chatchai Chinnasri), assistente e guardiano dei detenuti, è una macchina per battute, cadute e momenti slapstick assurdi e surreali. Non è certo un umorismo sottile e intellettuale, ma le dinamiche fra i ragazzi e l’assurdità di certe situazioni riescono comunque a strappare qualche risata.

La messa in scena di Frozen Hot Boys segue lo standard delle produzioni locali che Netflix finanzia nei paesi in cui approda. La fotografia è quindi plasticosa e artificiale, l’idea di partenza è forte e accattivante quel tanto che basta per attirare l’attenzione di uno spettatore calato nello scrolling compulsivo, ma il tutto risulta blando e con un gusto talvolta kitsch, con stucchevoli esagerazioni di effetti speciali a fare da ciliegina sulla torta.

Al netto di altri elementi discutibili (su tutti, il commento musicale sempre fuori luogo e involontariamente comico), quello che affascina è che tutte le persone coinvolte nel progetto credano ciecamente in ciò che fanno. Non importa se, come i personaggi da loro interpretati, verranno guardati dall’alto dagli spettatori più critici: la loro convinzione e il loro cuore li hanno portati dove volevano arrivare. Il loro entusiasmo e la loro determinazione, quindi, sono capaci di coinvolgere per due ore di intrattenimento chiunque sia pronto ad ascoltarli.

Sintesi

Sotto l’ingenuità dell’impianto narrativo, la desolante messa in scena da piattaforma streaming e il sentimentalismo spinto, Frozen Hot Boys ha un cuore che batte sinceramente per i propri protagonisti, capace di coinvolgere gli spettatori più sensibili

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