American Crime Story: Impeachment

American Crime Story: Impeachment recensione serie TV Episodio 1 La trappola [Disney+ Star Anteprima]

American Crime Story: Impeachment recensione serie TV Episodio 1 La trappola di Ryan Murphy con Sarah Paulson, Beanie Feldstein, Annaleigh Ashford, Edie Falco, Matthew Floyd Miller e Clive Owen

Terza stagione della serie antologica American Crime Story, firmata da Ryan Murphy e che ricostruisce i grandi casi della cronaca americana recente e non. Dopo Il caso O.J. Simpson L’omicidio di Gianni Versace è la volta di American Crime Story: Impeachment, che racconta lo scandalo che coinvolse l’allora presidente degli USA Bill Clinton, accusato di aver avuto una relazione sessuale con la stagista ventiduenne Monica Lewinsky. Clinton negò, ma nel 1998 Linda Tripp, confidente di Lewinsky ed ex dipendente del Ministero della Difesa, rese pubbliche le telefonate che confermavano la relazione. In quello stesso anno, il Presidente stava già affrontando le accuse di molestie sessuali mossegli dalla giornalista Paula Jones.

Alla conferma della relazione con Lewinsky, Clinton venne messo sotto processo per impeachment, in quanto aveva mentito alla Nazione, divenendo di fatto il primo presidente degli USA in tutta la storia a subire un processo per tale accusa. Il processo si risolse con un’assoluzione, ma i giornali coniarono il nome Sexgate o Monicagate e continuarono per molto tempo a tormentarla, criticando la sua persona, il suo peso e rendendola di fatto il capro espiatorio perfetto.

Clive Owen è Bill Clinton
Clive Owen è Bill Clinton (Credits: FX/Disney+)

American Crime Story: Impeachment – Tutte le donne del Presidente

Ispirato al libro A Vast Conspiracy: The Real Story of the Sex Scandal That Nearly Brought Down a President di Jeffrey Toobin, la terza stagione racconta una delle crisi politiche più note degli anni ’90 attraverso lo sguardo delle donne che ne furono protagoniste: Linda Tripp, interpretata da quella che è ormai l’attrice feticcio di Ryan Murphy, una quasi irriconoscibile Sarah Paulson, Monica Lewinsky che ha il volto di Beanie Feldstein, già nota per Lady Bird, Paula Jones (Annaleigh Ashford) e, infine, Hillary Clinton, interpretata nella serie da Edie Falco.

Spostando il focus della narrazione dalla figura di Bill Clinton (Clive Owen) alle donne che hanno gravitato intorno a lui e che sono state vittime delle sue molestie, Murphy cerca di restituire loro la parola, perché possano narrare al mondo la loro storia, la loro verità. Un’operazione che si inserisce in una strada tracciata da film e serie come Bombshell e The Morning Show, prodotti nati dopo il #MeToo e che hanno contribuito a rendere ancora più chiare al mondo le molestie subìte dalle donne, soprattutto, in campo lavorativo da persone a loro superiori.

American Crime Story: Impeachment recensione serie TV Episodio 1 La trappola
Annaleigh Ashford interpreta Paula Jones (Credits: Tina Thorpe/FX/Disney+)

Il caso Clinton v. Jones

Ed è quello a cui è andata incontro Paula Jones a cui Clinton chiese di praticare una fellatio durante un turno di lavoro a una convention in Arkansas, nel 1991 quando Clinton era governatore di quello Stato. Annaleigh Ashford porta sullo schermo una personaggia ingenua e su cui il marito Steve (Taran Killam) ha grande presa, tanto che nella serie, come risarcimento per le molestie i coniugi chiesero inizialmente un ruolo da protagonista in un noto show televisivo per Steve, attore alle prime armi.

La sua battaglia per il riconoscimento delle molestie subìte da Clinton la espose a una lunga gogna mediatica che Murphy riesce con poche battute e sapienti movimenti di macchina a mostrarci già nel primo episodio. Paula Jones diventa immagine simbolo delle tante donne che denunciano e non sono credute: “Perché è salita in camera con il Presidente?“, “Che cosa le ha chiesto di fare?, Perché ha aspettato tanto a parlare?Tutte queste domande sono lo specchio di una mentalità ancora fortemente radicata nella società odierna che sposta l’attenzione sulla vittima e non sul carnefice, umiliandola e costringendola a ripercorrere momenti traumatici. Queste domande sono frutto di quella stessa mentalità misogina che dice che dobbiamo insegnare alle donne a non essere molestate, invece che insegnare agli uomini a non farlo.

Cobie Smulders
Cobie Smulders (Credits: FX/Disney+)

Linda Tripp: sopravvivere in un mondo di uomini

Se c’è qualcosa in cui Murphy eccelle è sicuramente tratteggiare i suoi personaggi in maniera accurata, mostrando le loro fragilità e i loro difetti al pubblico, rendendoli più umani e veri che mai. Con Linda Tripp ci riesce alla perfezione, merito anche dell’interpretazione di Sarah Paulson che ruba la scena alle sue comprimarie nel primo episodio con il ritratto di una donna che pur di essere parte del grande meccanismo del potere non ha esitato a tradire le confidenze di un’amica. Chi era Linda Tripp? Era stata la fedele segretaria di un consigliere dello Studio Ovale, Vince Foster (Matthew Floyd Miller), morto suicida nel 1993. Allontanata dalla Casa Bianca e trasferita al Pentagono come impiegata con un aumento di stipendio di ventimila dollari, fece la conoscenza di Monica Lewinsky e ne divenne la confidente, registrando le conversazioni telefoniche in cui la ragazza le raccontava della relazione con Clinton e presentandole in occasione del processo nel 1998. Di fatto, il suo coinvolgimento provocò la gogna mediatica per Lewinsky, ma le sue prove furono decisive per formalizzare l’accusa contro il Presidente.

Sarah Paulson riesce a mostrarne i lati spigolosi del carattere, la professionalità con cui svolgeva il suo lavoro, ma anche le fragilità di una donna che aveva subìto bullismo in passato a causa del suo aspetto e del suo peso. Una donna non particolarmente amata dai colleghi, per nulla gentile verso donne più giovani e avvenenti di lei e che riteneva di essere stata allontanata ingiustamente dal suo lavoro, perché scomoda. Con Monica iniziò un’amicizia nata proprio perché il suo risentimento l’aveva spinta a cercare di vendere una sua storia sugli scandali e sui pettegolezzi dell’Ala Ovest all’editrice newyorkese Lucianne Goldberg (Margo Martindale), specializzata in libri scandalo. Con la sua storyline, Murphy mostra la logica della scarsità che domina certe aree del potere e che spinge le donne a diventare nemiche le une delle altre piuttosto che a supportarsi vicendevolmente. Pur di ricevere l’attenzione e il prestigio che sentiva di meritare, Tripp ha fatto ciò che ha fatto, spinta anche – a detta sua – da un forte senso del dovere. Eppure la sua personaggia non è una villainess allo stato puro, non è il vero nemico contro cui scagliarsi, ma solo l’ennesima pedina di un gioco più grande. Una nota dolente della sua resa sullo schermo è l’uso della fat suit indossata da Paulson, di cui lei stessa ha ammesso di essersi pentita e che ancora mostra un atteggiamento grassofobico radicato nell’ambiente televisivo.

Cobie Smulders
Cobie Smulders (Credits: FX/Disney+)

Nel primo episodio di American Crime Story: Impeachment siamo ancora lontani dallo scoppio del Monicagate e la stagista interpretata da Beanie Feldstein, perfettamente calata nella parte, è solo una ragazza di ventidue anni innamorata di “un uomo non libero”, come lo definisce lei stessa, piena di vita e di aspettative, ma reale e umana.

La serie non cerca scusanti per l’atteggiamento di Clinton nei confronti di queste donne, si limita a mostrare le conseguenze che ha avuto su di loro, sui loro corpi e reputazione e sembra cercare di dar loro sicuramente non giustizia, ma un ritratto che sia più umano e fedele alla realtà. Vedremo se nel corso degli altri nove episodi riuscirà a mantenere questa promessa. American Crime Story: Impeachment ha debuttato su FX il 7 settembre e arriverà prossimamente nel palinsesto Star su Disney+.

Sintesi

Con American Crime Story: Impeachment, Ryan Murphy racconta uno degli scandali americani della politica degli anni '90 che sconvolse il mondo, il Sexgate che vide coinvolti l'allora Presidente Bill Clinton e la stagista Monica Lewinsky. Spostando il focus della narrazione sulle donne che furono protagoniste e vittime di quel periodo, la serie prova a restituire di loro un ritratto più umano e fedele alla realtà, lontano dalla lente misogina e di parte della stampa dell'epoca.

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